venerdì 21 dicembre 2012

Season's Greetings from Virgola!

Che il 2013 porti con se una bella magia e trasformi la nostra Italia da così:

                                                                  
                                                                  a così:



Auguri!!!

lunedì 10 dicembre 2012

Il disegno criminale




Piazza Affari va a picco, il Financial Times ci  sbeffeggia, si scomoda addirittura Barroso per incitare gli italiani a non fare altri "errori". E' arrivata la fine del mondo con qualche giorno di anticipo?
No.
Mr. Berlusconi ha deciso di rispuntar fuori con il suo consueto e inopportuno tempismo, ovviamente la notizia ha creato lo scompiglio in tutto il mondo.
Il quadro italiano è inquietante già di suo e tutto ci voleva meno che la sparata di Angelino Alfano che ha praticamente dichiarato la sfiducia al governo Monti. Ovviamente la geniale mossa non arriva a caso.
Ma facciamo un passo indietro per ricostruire con chiarezza la raccapricciante strategia dietro questo ennesimo schiaffo.

Il PDL con il suo paladino Berlusconi vengono eletti quattro anni fa, con la promessa di ridurre le tasse e traghettare verso una nuova crescita l'Italia.
Passano i primi due anni e il risultato di questo governo di festaioli è una vertiginosa discesa della credibilità e della crescita del Paese. Complice la crisi dell'eurozona, l’immobilismo sulle riforme strutturali e l’abolizione di una serie di tasse fondamentali (Ici al primo posto), che l’ l'Italia arriva a un passo dal collasso.
Napolitano, certamente spinto dai poteri forti di Bruxelles, fa di tutto per convincere il governo e il suo Cavaliere ad una resa prima che sia troppo tardi.
Così esce di scena tutto il gruppetto di furbetti e sale al colle Mario Monti.
Inizia la stagione di tassazioni infinite per cercare di tenere i conti a posto e continuare a contare qualcosa in Europa.
Gli italiani protestano e capiscono che le belle promesse accompagnate all' indegno andazzo degli ultimi 3 anni ci hanno distrutto.
Si lavora sulle pensioni, sul lavoro, si gettano le basi per costruire una legge anticorruzione seria e tanto altro bolle in pentola.
Arrivati a tre mesi dalle naturali elezioni, dove l'unica cosa intelligente sarebbe aspettar che il governo ultimi i decreti in lavorazione, spunta fuori il colpo di scena.
Perché mai PDL e compagnia erano daccordo a fare i collaborativi quando si è trattato di cacciarli dal governo e ora improvvisamente si svegliano?
La risposta è chiara e semplice.
Silvio rischia su due grossi processi a breve, tra cui il mediaticissimo caso Ruby. In più pesa una neo condanna dal processo Mediaset.
Quindi si deve riuscire a non fare passare il decreto sull'incadidabilità dei condannati.
Così detto fatto, la silente "mummia" come intitola Liberation, ritorna inspiegabilmente a candidarsi nella stessa legisdlatura da dove è stato cacciato.
Alfano fa un glorioso discorso che stizzisce, giustamente, Monti e quindi arriveremo alle dimissioni anticipate dei tecnici.
La criminalità dietro tutto questo sta nell’aver il coraggio di scompigliare la precaria stabilità dell’Italia nell’unico momento di respiro che abbiamo da un anno a questa parte.
E in ballo non ci sono solo gli interessi personali di Silvio ma tutta una serie di strategie e di alleanze in vista delle elezioni regionali lombarde e delle politiche 2013.
Il delirio di Mr. B. sfocia anche in un invito a Renzi ad unirsi ai buffoni.

Non è accetabile che chi è causa del nostro mal nel giro di 12 mesi vada via e ritorni come se nulla fosse.

Serve serietà e responsabilità.
L’unico modo per impedire questo scempio, che già sta avendo conseguenze nei mercati, è utilizzare lo strumento del voto per dire addio una volta per tutte a questo modus operandi inaccetabile.
Questo non è un paese di idioti (speriamo).

venerdì 30 novembre 2012

Welcome Palestine

138 Si - 9 No - 41 Astenuti

L'ONU riconosce la Palestina come Stato Osservatore

mercoledì 28 novembre 2012

Giù le mani dalla sanità

Le dichiarazioni di Monti all'inaugurazione del centro Ri.Med a Palermo hanno sganciato una pesante bomba.
La preoccupazione del premier è sulla sostenibilità del sistema sanitario pubblico nel medio/lungo periodo. "Trovare nuove forme di finanziamento" la chiave per far sopravvivere l'apparato.
Inutile nascondere che il messaggio che si cela dietro queste parole è inquietante.
Che la crisi e i tagli stiano gravando su tutti i servizi pubblici non è un mistero, che il carrozzone sanitario sia dispendioso e inefficiente anche.
Ma pensare che non sarà più possibile sostenere la sanità pubblica come la intendiamo noi e che il modello a cui si potrebbe auspicare è simile a quello americano, dove le strutture di eccellenza sono sovvenzionate solo da privati, non è accettabile.
La sanità non è in vendita, come non dovrebbero esserlo la scuola e l'acqua.
Non si può ipotizzare di investire tempo e denaro per salvare banche, derivati finanziari e stipendi dei parlamentari e non spendere ogni possibile energia per salvare ciò che è e deve rimanere pubblico.
Il sistema sanitario italiano è al collasso per i tagli indiscriminati a tutte le strutture. Bisogna migliorare l'efficienza e abolire gli sprechi ma questo non può essere la giustificazione per auspicare a un sistema privatizzato o semi tale.
Forse Monti non voleva spingersi tanto oltre approcciandosi all'argomento ma in ogni caso se si è lanciato il sasso un motivo ci sarà.
Se il governo tecnico per far quadrare i conti deve smantellare il concetto di welfare all'europea allora non va più bene.
No agli sprechi ma si ai servizi. Sopratutto a quei servizi che rendono l'uguaglianza un diritto sacrosanto. Non possiamo permettere malati di serie A e di serie B.  Se si deve ripensare al sistema sanitario bisogna puntare sulla meritocrazia e la riorganizzazione degli ospedali in maniera funzionale. Finanziare la ricerca e dimezzare le raccomandazioni. Sicuramente i finanziamenti privati alle ricerche, rimangono una risorsa importante ma non possono essere una soluzione estendibile all'intero sistema.
Che dietro queste dichiarazioni ci sia solo un campanello d'allarme o una vera strategia di privatizzazione per ora non è chiaro, staremo a vedere i prossimi passi.
Per ora l'appello è alla totale chiarezza sull'argomento da parte di tutte le forze politiche.
Che la campagna elettorale 2013 porti nuove strategie in merito e chissà magari meno disfattismo.
Abbiamo bisogno di fiducia e di garanzie, non tocchiamo la res publica.

lunedì 26 novembre 2012

Libertà è partecipazione

"Libertà è partecipazione", recitava qualche decennio fa un grande cantautore.


All'indomani del risutlato delle primarie del centrosinistra questa frase è uno spunto di riflessione.
Con i risultati che vedono Bersani in testa e Renzi all'inseguimento, si aprono anche tante chiacchiere.
Chi fa demagogia sul successo del giovane, chi già vede Bersani leader indiscusso alle prossime elezioni.
Poi c'è l'ala Vendola che deciderà a chi "regalare" i suoi voti al ballottaggio e Silvio che accoglie in pieno il motto "chi non risica non rosica" e si lancia in deliranti proposte di one man show.
Calderone di polemiche a parte, il dato è uno ed è importante: l'Italia è andata a votare.
L'affluenza di oltre 3 milioni è decisamente un successo.
Un successo non in maniera assoluta nei confronti del centrosinistra, ma in chiave relativa nei confronti di un' Italia scontenta e apolitica (come qualcuno ama definirla).
Non è vero.
Siamo delusi, siamo affaticati, manifestiamo e ci arrabbiamo ma in questo weekend si è dato prova del fatto che ci interessiamo.
In questo clima di insoddisfazione generale e di catastrofismo in più di 3 milioni abbiamo voluto dire la nostra. Il risultato poco importa e le interpretazioni ancora meno, gli italiani vogliono riprendersi un potere democratico che il governo tecnico ha offuscato; ça va sans dire che Monti ci ha salvato ma non basta più. Noi vogliamo partecipare.
Quindi la mia personalissima riflessione su queste primarie è un plauso indiscusso a chi si è recato ai gazebi, a chi ha fatto le interminabili file, a chi ha voluto esprimere un parere.
Se si ripartirà si ripartirà partecipando.
Che gli italiani si sveglino e costruiscano una reale alternativa al bagno di sange che stiamo vivendo.
Se questa alternativà sarà il PD, i grillini, le liste civiche o chissà chi altro staremo a vedere, l'importante è esserci.

Dedicato a tutti quelli che ci credono ancora che qualcosa cambierà:

venerdì 16 novembre 2012

Ci vuole il suo coraggio


Caro Silvio ci vuole il tuo coraggio per rilasciare queste dichiarazioni.
Lui è la maggior causa di tutto l'elenco dei disastri italiani attuali.

 

martedì 6 novembre 2012

Confusionando


Nel giorno in cui l’intero mondo guarda alle elezioni USA, aspettando una conferma o una smentita sul “vecchio” corso, a casa nostra continuano ad impazzare le polemiche.
Si tratta anche da noi di elezioni, di primarie per l’esattezza, di un partito che riesce ad essere tanto diviso e controverso tanto quanto i suoi candidati.

Bersani, Renzi, Vendola. Il vecchio, il nuovo e l’alternativo.
Tra i tre è in atto uno strano girotondo di polemiche su cosa faranno se e quando l’altro perderà, chi sarà ministro di chi, chi si alleerà con chi, chi pescherà da che cosa.
Uno offre esperienza, saggezza (bah) e qualche aggancio ai piani alti. Il nuovo offre gioventù, poca dimestichezza con giochetti di partito e presunta voglia di fare. L’alternativo fa l’alternativo e per ora gli basta così.
L’unica vera impressione che l’elettore disilluso di centro sinitra trae dal dibattito è la solita confusione. La piaga delle divisioni nella sinistra si percepisce fin dagli albori.
Questa non è l’America, dove le primarie sono all’ultimo sangue ma appena il candidato scelto diventa il leader, tutti si compattano con lui con l’unico obiettivo della vittoria alle elezioni.
Questo è il Paese dove ci si divide prima ancora di aver iniziato. Dove già, senza grandi sforzi, si può immaginare la vittoria di uno o dell’altro e l’immediato tradimento di chi dovrebbe sostenerlo.
Infatti Renzi ha gia sottolineato che se Bersani vincerà lui non metterà piede in Parlamento (almeno scongiureremo danni), Vendola ancora non ha capito dove buttarsi e Bersani pesca amici a destra e sinitra senza contare troppo sui suoi.
In questo quadro però, indipendentemente da di chi la spunterà, la domanda legittima è: saranno mai in grado di governare?
Tafferugli, sgambetti, alleanze, tradimenti questa è la storia del centro sinistra da circa un ventennio..
E quindi chi nel PD ci ha creduto, chi vedeva in un progetto liberal democratico il futuro del Paese, chi è pronfondamente riconoscente a ci ha consentito di entrare in Europa, oggi si trova a non fidarsi più né del partito né dei suoi candidati.
Troppi sbagli, troppi errori, troppe divisioni e quello che vediamo in questi giorni ce lo ricorda come un vecchio film.
L’augurio al trio non è tanto che vinca uno o l’altro ma che siano in grado di offrire una risposta UNICA alle esigenze del Paese, che siano in grado, guardando oltre il loro naso, di convincere che l’alternativa sono ancora loro ad un centro destra che affoga nella sua corruzione.
Se la fiducia è la chiave per uscire da questa crisi economica è con la stessa chiave che si uscirà dalla crisi politica.
Ma noi di chi ci fidiamo ancora?

martedì 2 ottobre 2012

Quello che i corrotti non dicono

                               
 Il ritorno di Virgola è indignato, scoraggiato e amareggiato.



Purtroppo la pausa estiva non ha fatto scomparire la feccia che accomuna tutti (ma proprio tutti) i nostri rappresentanti.
Di questi giorni le notizie sul Batman meno atletico di tutti i tempi, che invece di rappresentare i cittadini, rubava ostriche e vacanze ai danni della regione. Di poco prima lo scandalo Formigoni, che pare perpetuare il magna-magna da oltre dieci anni ed ancora è onnipresente non solo al Pirellone ma anche in tv. Come dimenticare poi il caso Ruby-Minetti ancora senza vittime o carnefici; l'unica notizia certa è che la prima  è una prezzemolina da copertina e la seconda ancora scalda una poltrona a 8000 euro al mese.
Per poi passare per l'indagato de Magistris, ex paladino dell'onestà partenopea; agli avvisi di garanzia per Vendola e alle magagne della Lega.
Purtroppo la lista  è lunga e il dato più sconcertante riguarda il numero totale di indagati in Parlamento: 100. Aggiungendo poi le inchieste aperte, da nord a sud Italia, ai danni di rappresentanti di comuni, regioni ed enti vari, il numero sale vertiginosamente.

Allora la domanda da farsi è: perché?

Bisognerebbe chiederlo ad ognuno di loro, guardandoli in faccia a telecamere spente. Ma perché?
Qual'è la ragione profonda che spinge un essere umano che fa un lavoro di prestigio, remunerato ottimamente, in un Paese dove il lavoratore medio guadagna una miseria, a rubare?
Cosa spinge a farsi rimborsare vacanze da 20000 euro quando il tuo conto potrebbe tranquillamente sostenerle?
Come si spiega l'irrefrenabile avidità?

Si tratta di rubare togliendo soldi ad uno Stato che con quei soldi manda avanti un apparato che coinvolge tutto e tutti, persino i loro amici e parenti.
Uno Stato che arranca e arrancando infondo scalfisce anche i loro preziosissimi privilegi.
Perché allora non lavorare seriamente continuando a mantenere poltrona e potere senza dolo?
Per noi cittadini onesti, che a 1000 euro al mese avremmo vere ragioni per rubare, ingannare e trafficare questo perché rimane il punto più sconosciuto e oscuro dello scandalo.

Diteci Perché e noi vi diremo Perché No.


venerdì 27 luglio 2012

Lo Spread è Trend


                                                                      Tutto tace o quasi a Palazzo.
I signori di Montecitorio si preparano alle vacanze e con loro anche i tabloid.
Si smette di parlare di zuffe, incomprensioni e ipotetiche dimissioni e sui meedia si fanno spazio i cari vecchi argomenti evergreen (sole, spiagge, alla dieta del gelato, l'anticicolne Caronte, il fitness a Rimini e l'abbanono dei quadrupedi).
Quest'anno però c'è qualcosa che resta in pole position nonostante la dubbia leggerezza dell'argomento: lo spread.
Da circa sei mesi, le aperture di tutti i giornali son dedicate a questo argomento tanto angusto quanto deprimente, che ha gettato nello sconforto gli italiani e non solo. E nonostante la popolarità di Mr Spread sia consacrata ormai, non molti hanno ben capito qual'è la vera relazione tra il sali scendi di quelle 3 cifre  e l'Imu, le tasse impazzite e l'ascesa dell'austerity. Però l'aggiornamento è continuo, il tecnicismo con cui vengono riportate le oscillazioni è dei più ingarbugliati e tutti continuano a farlo essere protagonista indiscusso delle nostre cronache.
Il lato divertente e allo stesso tempo drammatico, è che ormai il citaggio dello spread come apogeo di tutti i mali è lo sport preferito anche dei più autorevoli economisti, incuranti dell'assoluta ignoranza che regna sull'argomento.
Eppure lui resiste in prima linea come nemmeno Schettino è riuscito a fare.
Sarà che con la crisi siamo diventati tutti più seri? Non ci interessa più il bikini e le feste in spiaggia ma siamo alla ricerca spasmodica di sapere economico?
Oppure è solo un' ennesima moda, un modo facile e veloce con cui riempire con allarmismo la prima pagina, visto che non ci sono omicidi o rapimenti in vista?
Qualsiasi sia la ragione della popolarità del suddetto protagonista, una cosa è certa, dopo bagni e creme solari ci si dovrà occupare un po' più seriamente di lui. 
Spiegare agli italiani che è un male che non scomparirà tanto velocemente, e che forse fa gioco a più di qualcuno che sia così. 
Ma per ora tintarella e tuffi ci aspettano, tranquilli che di Lui non perderemo certo le traccie.

lunedì 16 luglio 2012

Si riparte da qui

                                               Ci risiamo. E' la solita pagliacciata.
Elezioni alle porte, partiti in fermento, Pdl in primis coinvolto nel rimescolamento delle carte e unica soluzione prodotta: ricandidare il caro vecchio Silvio.
Si sa, lui e' l'uomo che convince,  che comunica e che vince  (aiutato certamente dai suoi potenti mezzi). Lui e' la cartuccia da sparare quando sembra tutto perduto..e per il centro destra era tutto perduto appena sei mesi fa.
Lui e' quello che governa da 10 anni e forse auspica di farlo per i prossimi 20.
Al di la del giudizio di merito sul personaggio, qui il problema sono i tempi, i modi, i luoghi.
Appena pochi mesi fa, un' Italia in ginocchio e un Napolitano inquieto, lavoravano giorno e notte per scansare, senza colpo di Stato, un governo che in due anni aveva paralizzato ancor di più un Paese martoriato. Mr. B con tutte le sue vallette si dimetteva, si ripulivano i ministeri da gonnelle e tacchi a spillo e cominciava la stagione dell'austerita'.
Fosse passato un decennio da questa figuraccia,  sua  e del suo governo, nel Paese di Pulcinella la ricandidatura ci poteva pure stare, ma a pochissimo tempo di distanza, all' interno della stessa legislatura ci vuole davvero coraggio.
Il coraggio di chi pensa che questo sia un popolo di stolti, che soffre i tagli di Monti  senza aver capito che son dipesi anche da lui.
E' stata tagliata la tassa sulla prima casa, con un' abile mossa populista senza curarsi del prosciugamento delle casse dello Stato. Si è lavorato ad una vergonosa riforma della giustizia volta a tutelare gli interessi di uno, sempre il solito. Non si è fatta una finanziaria decente per nessuno dei due anni e nessunissima riforma strutturale è stata varata. L'immobilismo ha caratterizzato non solo i due anni antecedenti alla sconfitta  ma anche il decennio precedente.
Ci vuole la sua faccia per ripresentarsi alle elezioni dopo tutto questo.
Senza parlar poi del caso Ruby, dei processi pendenti o prescritti e del concetto, a lui estraneo, di legalita'.
Su cosa vorrebbe mai incentrare la sua campagna elettorale? Sull'uscita dall'Euro? Sull'assunzione di milioni di vallette a Corte? Sul taglio dell'Imu visto che l'Italia se lo può permettere?
La ricandidatura del Cavaliere è uno schiaffo morale all'Italia e agli italiani.
Dal debutto di Monti gli italiani hanno almeno potuto constare che la serieta' e la professionalita' non erano una caratteristica dei suoi predecessori.
Che gli elettori accendano il cervello e non la tv..un' altra era berlusconiana non e' sostenibile sia per l'economia che per la nostra reputazione.

mercoledì 4 luglio 2012

E forbice sia

Corrono le lancette verso venerdì, deadline annunciata dal governo per presentare il tanto discusso decreto sulla spending review. Le polemiche impazzano e i fronti di dissenso si moltiplicano. La decurtazione interesserà enti, province, sanità e soprattutto gli stipendi degli statali, nell’occhio del mirino del commissario Bondi.
 Il testo è ancora in bozza e si aprono i pronostici su proporzioni e cifre. L’unico dato certo è che super Mario, quello vero, dovrà risparmiare  4 miliardi entro fine anno e 8 entro il 2014 per evitare l’aumento dell’iva del 2%, che andrebbe a gravare ancor di più sulle tasche, quasi vuote, degli italiani. Lo sforzo quindi è decisivo e, se riuscirà, renderà la vita più facile ai prossimi inquilini di palazzo Chigi.
Le reazioni, politiche e sociali, son quelle di un Paese sconnesso e decisamente stufo dell’austerity. Compresibili tutti i malumori.  E’ giusto circoscrivere le affilate lame della forbice a quei settori dove gli sprechi sono assurdi e sotto gli occhi di tutti, e c’è l’imbarazzo della scelta. Auspichiamo invece un occhio di riguardo per sanità, università e welfare. Ma il punto è, in attesa di criticare o elogiare la manovra (visto che fin ora ci son solo ipotesi) perché mai si dovrebbe indire uno sciopero generale contro tutto questo?
Siamo a questo punto perché negli anni '80-'90 gli organici dei ministeri triplicarono per i favori di politici e compagnia. Il proliferare di enti, consiglieri, province e comuni ha causato un aumento della spesa pubblica indignoso, accompagnato da costi della politica e di apparati circostanti sempre più onerosi. Questo ci ha fatto guadagnare opinabili primati: il Paese europeo con maggiore spesa pubblica, il maggior numero proporzionale di parlamentari per popolazione, il maggior numero di auto blù .. e la lista è ancora lunga.
I privilegi di tutto il settore pubblico sono la causa di un sistema al collasso, di un' Italia dove all’aumentare vertiginoso delle tasse corrisponde una diminuzione dei servizi e della loro qualità. Perché? La risposta è semplice: tra chi paga e chi spende c’è una voragine di spesa ingiustificata e inefficiente.  
L’Italia è messa male, malissimo. Monti fa la trottola tra Bruxelles e Francoforte per elemosinare credibilità e promettere rigore per evitare il collasso. Le sue capacità di negoziazione hanno dato ottimi frutti, tanto da convincere la rigida Angela a chiudere un occhio sugli eurobonds. Quindi dobbiamo aspettare, avere fiducia, pretendere questi tagli ed esigere che siano anche più rigidi di quanto annunciato.
Se i sindacati son solo capaci a difendere gli interessi di chi un lavoro ce l’ha già, di chi la pensione l’ha maturata, di chi il posto pubblico lo vuole per diritto e non per merito, io credo che dovremmo tutti indignarci.
Questo non è il momento delle polemiche, questo non è il momento delle uscite da bisca in Parlamento (vedi intervento deputato Idv http://www.youtube.com/watch?v=ogmCxaTvb4k).
Questo è il momento della serietà che si richiede a tutti quelli che con la scusa di tutelare “i deboli” mirano al mantenimento di tutto questo schifo. 
Se poi super Mario ce la farà..questa è un'altra storia.

giovedì 21 giugno 2012

He used to be a leader

Crisi-Crescita-Tasse-Spread-Debito-Sacrifici
Queste le parole che riecheggiano da mesi tra i paesi dell’eurozona.
Economisti e politici di tutte le nazionalità girano come trottole tra Francoforte e Bruxelles per trovare soluzioni immediate, al periodo economico più nero dai tempi della seconda guerra mondiale. Anche l’Italia ci prova a tenere il passo, approvando riforme a raffica, seppur con il freno a mano.
E in qusto scenario di serietà e austerity, ad intervalli regolari, ecco tutti i meedia occupati a raccontare le ulime folli dichiarazioni del Signor B.
L’ultima  risale a ieri, quando il Caveliere ha ben pensato di uscirsene con l’infelice ipotesi che uscire dall’Euro non sarebbe una tragedia, lasciando intendere un “anzi” che non è piaciuto a nessuno.
In coro le forze politiche hanno giudicato illogico e irresponsabile appoggiare il governo Monti in Parlamento e poi gridare ai quattro venti tutto e il contrario di tutto.
Al solito siamo difronte a un “diamo fiato alle trombe” che è pratica usuale del nostro ex Premier, così impegnato a risollevare il Paese che ci regala queste intuizioni geniali.
Il punto non è cosa dice e quando ma è chi ascolta.
Per senso civico, prudenza, pudore e onestà se si chiede a questa Italia di salvare il salvabile con pesanti sacrifici si dovrebbe anche motivarla.
L’Euro è attualmente il sistema più inteligente di gestire l’ascesa asiatica sui mercati mondiali, nonostante gli incessanti attacchi speculativi.
Accreditati economisti criticano l’Euro perché non accompagnato da un’unione fiscale seria, non per la sua essenza. L’eurozona ha aumentato il volume dei suoi scambi interni di percetuali vertiginose da quando le transazioni nella stessa valuta sono state inventate.
Che ci siano milioni di difetti da correggere è indubbio, ma allo stato attuale delle cose augurarsi per il nostro Paese l’uscita da questa unione è a dir poco ridicolo.
E comunque se ci si schiera dalla parte di chi questo sistema lo ha sostenuto e lo sostiene non sono ammessi deliri sulla sua distruzione.
L’unico augurio è che pochi ascoltino le sparate di quello che è stato un leader, ed ora forse brancola in un qualunquismo che mai come in questo periodo lo ha contraddististo.

lunedì 18 giugno 2012

Europa? Si, grazie

I Greci al voto per la seconda volta.
Vince il partito conservatore con un 30% che gli permetterà di formare un nuovo governo per rimettere in piedi il Paese.
Queste sono state elezioni cruciali, molto più delle scorse presidenziali francesi.
L’Europa, Merkel in prima fila, si aspettava una risposta sul dentro o fuori posto ai greci mesi fa. La risposta è arrivata e a dispetto dei catastrofisti, degli speculatori e degli antieuropeisti, il popolo greco ha scelto di essere salvato.
La strada sarà tutta in salita ovviamente. Il Paese deve far fronte ad un disavanzo che negli ultimi due hanni ha duplicato il PIL. Le iniezioni di liquidità concesse dall’Europa non sono servite a far ripartire il sistema produttivo. Bisognerà ripagare il debito non accanendosi sulla società, aumentare l’occupazione e non le tasse. I mercati e la Bce saranno i duri giudici di questo match tutto ancora da giocare, quindi è tutt’altro che conclusa la stagione dei sacrifici per il popolo ellenico.
Il sorpendente dato che emerge da queste elezioni, al di là dei numeri e delle polemiche, è che i greci hanno scelto l’Europa.
In un momento dove il Paese è in ginocchio e l’opposizione ha utilizzato l'europeismo come capro espiatorio della catastrofe, il popolo greco ha creduto ancora in quel progetto dei lontai anni cinquanta che li ha portati fino a qui.
La solitudine fa paura, gli Stati nazionali con il miraggio dell’autarchia hanno il sapore di fallimento, riportano la memoria a quei decenni tra la  prima e la seconda guerra mondiale; ed ecco allora che l’ipotesi di salvarsi da soli non convince nemmeno una nazione martoriata dalla crisi.
Si sceglie di essere sotto l’occhio del mirino dei “grandi” piuttosto che scomparire dall’agenda, senza sacrifici forse, ma con un sistema che non può riprendersi da solo.
E questo barlume di ritrovata fiducia ha fatto almeno calmare i mercati per un giorno e forse anche Obama. L’Euro non è morto, l’Europa non è un lontano ricordo.
Bisogna lavorare per uscire fuori da questa crisi e forse riflettere sul secondo passo che questa Unione Monetaria deve fare: unire le politiche fiscali.
La Gracia ha dato il suo implicito Si, ora tocca a Bruxelles.

mercoledì 6 giugno 2012

Recessione

La parola recessione si associa generalmente ai libri di storia, ai manuali di economia nei capitoli sugli anni venti e ai telegiornali di quando eravamo bambini, che raccontavano il collasso della New Economy.
Da oggi invece è il presente, è il 2012 , è l'Italia.
E' stato pubblicato, dal centro studi di Confindustria, il bollettino sull'economia del Paese. La situazione è drammatica, e lo sapevamo, ma il piazzamento all'ottavo posto dopo Brasile e India, nella classifica dei produttori mondiali, è un duro colpo. La retrocessione è avvenuta in pochi anni, fino al 2007 eravamo al quinto posto.
La nostra economia cade a pezzi.
I problemi principali sono legati alla lentezza del sistema produttivo italiano, causato dall'estrema difficoltà nell'accesso al credito e nella pressione fiscale, che disincentiva nuovi investimenti. Per ciò che riguarda le imprese avviate, il punto critico è la perdita di competitività del made in italy, dovuta in parte all'Euro e in parte ad un sistema produttivo vecchio.
Il nuovo di Confindustria, Conti, denuncia la mancata visione di lungo periodo nell'incentivare la crescita.
Il meccanismo produttivo di un Paese è  un sistema complicato da far funzionare, le leggi interessate a regolarlo, e ove possibile a stimolarlo, devono essere trasversali e complementari.
Lavoro, fisco, banche, innovazione, tecnologia, formazione, investimenti sono le principali componenti da mettere insieme.
Il problema italiano è che in nessuna di queste direzioni si è proceduto in maniera adeguata. Il conto di vent'anni di immobilismo si paga ora, con le sue conseguenze più gravi: recessione e disoccupazione.
Non si tratta solo di classifiche, numeri o spread. La crisi si percepisce, si vede e chi nella nostra generazione aveva solo sentito parlare di tutto questo ora lo sta vivendo.
In questo contesto è molto facile aizzare un popolo arrabbiato e povero contro chi è al momento al Governo, facile colpevolizzare l'Europa e la rigidità della Merkel, ancor più facile per chi si professa accanito oppositore di Monti, dire che il sistema proposto dai tecnici è insostenibile.
Difficile è spiegare alla gente che il meccanismo, per funzionare, dovrebbe essere riformato per intero e per farlo servirebbe una maggioranza forte e concludente. Un Governo capace di gestire il malcontento con riforme difficili ma necessarie. I tecnici potrebbero farlo, ma servirebbero le elezioni nel 2020 e un elettorato pronto a riconoscere la doverosità dei sacrifici. Ma questa è utopia. Nella realtà i giochi per il 2013 si aprono e con loro anche le inevitabili polemiche. Le proposte per migliorare la situazione economica del Paese per ora sono a zero. Si parla solo di come migliorare la politica, come combattere la disaffezione verso i partiti. La politica dovrebbe occuparsi di fatti, di riforme, di numeri, no di se stessa.

A noi rimane solo il potere di un voto e il dovere di rendere il più possibile consapevole chi fruisce di questo strumento.

venerdì 1 giugno 2012

Finanziamento pubblico ai partiti, il punto

Con il post Finanziamento pubblico ai partiti: Si/No ci eravamo già occupati della tematica, riflettendo su cosa significa esattamente smettere o continuare a finanziarli.
Alla Camera prosegue il dibattito su quella che dovrebbe essere una riforma di tale status ma che in realtà è un remake bello e buono di quello che gli italiani bocciarono nel '93.
Lo scandaloso assenteismo del primo giorno di discussione sulla proposta di legge atta a modificare l'attuale sistema di finanziamento (http://www.youtube.com/watch?v=eZsUCJvsNaA) ha infiammato ancor di più la polemica.
Il 22 maggio si è finalmente palesato in aula qualche rappresentante ed il provvedimento è stato discusso. Ecco i punti salienti:
- bocciati gli emendamenti della Lega per l'abrogazione definitiva dei rimborsi pubblici in tutte le loro forme
- bocciata la proposta Idv per destinare l'ultima tranche dei rimborsi di questa legislatura ai lavoratori esodati
- bocciato l'emendamento Idv per le liste pulite (presentare alle elezioni solo soggetti senza accuse o processi pendenti a carico)
- aprovata la decutazione  dei finanziamenti, si passa da 182 milioni a 91 milioni (erogati al 70% come rimborso spese e al 30% come cofinanziamento)
- approvato l'emendamento Pd per le quote rosa. I rimborsi verranno decurati del 5% se non si rispetta un'adeguata rappresentanza femminile nel partito
- nel testo è previsto che i rimborsi possano essere ricevuti solo dai partiti aventi uno statuto, quindi i grllini per ora sono fuori. Tale articolo non ha avuto proposte di emendamento da parte dei parlamentari

Facendo il punto sull'andamento delle discussioni, possiamo constatare che non è in corso una radicale modifica al sistema attuale di finanziamento. Si procederà ad una decurtazione, ma essenzialmente la logica dei rimborsi resta la medesima.
Il Pd sostiene che è pura demagogia l'ipotesi di far scomparire i rimborsi, Lega e affini invece parlano di un doveroso gesto in risposta alle scandalose vicende degli ultimi mesi.
Ironia della sorte però, le due facce di questa polemica sono i diretti protagonisti del magna-magna sotto accusa.

mercoledì 30 maggio 2012

L'Italia secondo il Financial Times

La situazione economica italiana è  al centro, non solo dell'attenzione nostrana, ma anche di quella oltre oceano.
Dopo aver acclamato Monti, dedicandogli uno speciale del Times, gli americani commentano le vicende italiane con perplessità.
La lucida analisi che emerge dal  Financial Times sull'attuale stallo italiano merita un approfondimento per la capacità di racchiudere in poche righe quello che i nostri giornali non dicono.
L'articolo, "Time slips by for Monti's reform", già dal titolo fa emergere il primo dato sull'etichetta che ci siamo guadagnati negli ultimi mesi: dormienti. Il tempo scorre e qui non succede nulla.
Il risolutore di quella che era, ed è, una situazione disastrosa, per ora non è stato capace di potare in Parlamento reforms in grado di traghettare il Paese dalla crisi alla crescita.
Il dito non è puntato sul governo tecnico, accusato "solo" di aver concesso troppo ai partiti e quindi aver ottenuto poco, ma piuttosto all'immobilismo che caratterizza il Parlamento italiano quando si tratta di grandi riforme.
E senza fare troppa polemica il FT sintetizza i problemi italiani in 3 punti: eccessiva pressione fiscale, debito in aumento (colpa anche di una BCE poco attiva) e spesa pubblica.
Non ci sono giudizi di merito nel descrivere la situazione, ci sono solo dati: ad oggi gli investiori, quelli veri come Cina e Brasile, non vendono più in Italia e hanno smesso di comprare (il debito).
Il circuito vizioso quindi si chiude con un Paese al collasso e i capitali che fuggono invece di arrivare. Nulla di nuovo fin qui, peccato che la conclusione dell'articolo fa trapelare un' agghiacciante verità. Tutti sembrano interessati alle elezioni 2013 e molto meno ad arrivarci con un economia messa meglio di così.
Gli americani adorano screditare e polemizzare ma in questo caso l'analisi è veritiera e merita una riflessione: come si comportano i nostri politici in Parlamento e quanto è facile parlare di riforme e poi non farle?
Se Washington ci vede così come possiamo pretendere che lo spread scenda e il Pil salga? In un era in cui la finanza la gioca da padrone, molto più dell'economia reale, i problemi di fiducia del mercato verso un Italia che non cambia diventano cruciali.
Monti era l'occasione per slegarsi dal cronico sonno dei governi ed andare dritti verso una meta, passata l'emergenza e rimpinguate le casse (se pur in magra misura), si doveva fare di più...
Che queste analisi straniere ci aiutino a porre un filtro critico ai discorsi arrovellati e propagandistici dei nostri bei politici.

martedì 29 maggio 2012

FotoNotte di Virgola


La legge non è uguale per tutti

Una città: Genova. Un nome: Diaz.
Immediatamente il sangue si ghiaccia, riaffiorano le immagini del massacro avvenuto nella scuola nel lontano 2001.
Le motivazioni pubblicate dalla Corte di Cassazione in merito ad uno dei tanti processi legati al fattaccio, riaprono il caso e lo sdegno.
Il processo in questione riguarda l'allora Capo della Polizia De Gennaro (attualmente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) e l'ex capo della digos di Genova Mortola, entrambi condannati dalla Corte d'Appello di Genova ad una reclusione superiore ad un anno. La Cassazione scrive che a carico di De Gennaro non sussistono prove a sostegno dell'accusa di induzione alla falsa testimonianza, la Corte riconosce la gravità dei fatti accaduti alla Diaz, ma scagiona chi fu accusato di esserne il mandante.
E' difficile giudicare e commentare da un punto di vista strettamente giuridico tale sentenza ma a prescindere dagli atti, l'idea che il capo della Polizia, coinvolto al 100% in tutte le decisioni di ordine pubblico del G8, fosse all'oscuro di tutto è difficile da digerire. Tra l'altro l'accusa sarebbe dovuta essere molto più di una falsa testimonianza o relativa induzione. Quella fu una notte in cui tutto venne studiato nei minimi dettagli, si cercarono prove inesistenti (le famose molotov), si decise l'ora dell'irruzione e si pianificarono in anticipo le versioni della storia che sarebbero state raccontate.
Se non era il capo della Polizia, se non era il capo della Digos chi era il mandante di quella macelleria? E' davvero difficile pensare che un funzionario o un commissario decisero tutto da soli.
A Giugno il processo che vede coinvolti i poliziotti che furono le "mani" di quella mattanza si pronuncerà sulla loro definitiva colpevolezza. Ma possibile che c'è un esecutore ma non un mandante?
La sensazione è che i piani alti abbiano avuto gli strumenti idonei per difendersi dalle pesanti accuse, che siano stati i primi beneficiari di quell'omertà che caratterizza talvolta le forze dell'ordine. E poi ci sono i sottoposti, quelli che gli ordini li eseguono e non li danno, quelli che il manganello lo usano direttamente e si sporcano le mani. Loro saranno difesi? Loro saranno compresi?
Tutti dovrebbero pagare per questo agghiacciante episodio, da chi la decisione l'ha presa a chi quella decisione l'ha attuata. Perché da un lato non si doveva organizzare quella retata, dall'altro chi in quella scuola ci è entrato avrebbe potuto fermarsi prima del massacro e non l'ha fatto.
Intanto la giustizia fa il suo corso e i vertici son salvi. La legge è uguale per tutti...o forse no.

lunedì 28 maggio 2012

Il buono, il brutto e il cattivo

Della serie o tutti o nessuno, anche per la sinistra è tempo di provocazioni e/o proposizioni.
Ieri, per la prima volta insieme, Di Pietro e Vendola hanno dichiarato la loro linea comune nel voler risvegliare la sinistra; il leader dell’ Idv e della Sel, ospiti a la 7, dichiarano guerra ai corrotti e vogliono anticipare il “capo”.
Che i due non si rispecchino nella linea di Bersani non è una novità e neppure che Di Pietro veda al Movimento 5 Stelle come un possibile alleato (che però ha già respinto l’invito).  Il punto è che per ora sembrano solo chiacchire, l’idea del neo costituito duo è di vincere allargando a più non posso i fronti delle alleanze.
E più loro spingono verso l’esterno più  Bersani sembra propendere per un grande centro con Casini e compagnia.
Quindi il buono e il brutto si alleano e tirano in ballo il cattivo.
Lo scenario però appare prevedibile e non certo nuovo, si farà una specie di remake dell’Ulivo dove da una parte c’è chi vorrebbe rivendicare idee sinistrodi in un centro moderato, e dall’altra chi vuole dentro di tutto un pò, purché non sia targato Berlusconi.
E’ presto detto che se si parte con tutte queste divisioni di vedute sulle alleanze non si va molto lontano.
Dare un’alternativa è quello che la sinistra, per come la conosciamo oggi, ha smesso di fare.
Il punto è che si dovrebbe lavorare sui programmi prima e sulle alleanze poi.
E come gli impasti di Silvio convicono poco, anche questo caos nel centrosinistra non è propio di buon auspicio.
La sensazione è che tutti sanno che in Parlamento ci rifiniranno, stanno solo decidendo con chi.
Mentre il gioco preferito di ogni schieramento sembra essere mettere pausa e pensare al 2013, i tecnici cercano di salvare il salvabile senza costruttiva collaborazione degli stessi.
Nel frattempo però si parla tanto di quello che si farà, poco di come lo si farà e per niente di ciò che è stato fatto.

venerdì 25 maggio 2012

La riscossa di Mr B.

Ne stiamo vedendo di ogni..il ritorno di Silvio, i grillini che impazzano nei comuni emiliani e Italia Futura di Montezemolo che forse si presenterà alle politiche del 2013. In tutto ciò il PD sembra scomparso e l’UDC un ricordo.
Ce n’é per tutti i gusti in questo momento di grande sconquasso per la vita politica del Paese.
Bene il rinnovamento, bene le nuove proposte ma l’impressione è sempre che le facce sono quelle e le proposte altrettanto. E anche i tanto outsiders grillini stanno incappando in queste ore nel cronico malessere dei partiti italiani: le divisioni interne e le polemiche.
Il tutto genera nell’elettore medio, che si accingerà al voto tra pochi mesi, un senso di disorientamento e squallore che nessuno ha ancora raccontato.
E nel bel mezzo di questo marasma, spunta fuori una proposta dall’accoppiata Berlusconi-Alfano a dir poco ridicola. Riformiamo la Costituzione a tal punto da far diventare il nostro sistema un semipresidenzialismo alla francese. Ma siamo impazziti?
Nulla togliere al sistema d’oltralpe che ha i suoi vantaggi e sicuramente garantisce maggiore governabilità al Presidente e al Primo ministro, ma in Italia sarebbe realizzabile?
Questa uscita del papi sembra essere come al suo solito solo fumo per i suoi giornali.
Il Parlamento non riesce a votare una riforma decente sul lavoro, sulla giustizia, sul sistema elettorale e la proposta è addirittura una riforma in questo senso.
Non ci riusciranno mai e Silvio questo lo sa bene, ma in vista delle elezioni oltre a blaterare riforme del suo partito, inventa proposte rivoluzionarie che lo ripiazzano esattamente dov’era. In un qualsiasi altro Paese lui sarebbe in carcere, non sarebbe mai diventato un politico e soprattutto, dopo l’ultima agghiacciante legislatura, si sarebbe dimesso. Invece rispunta fuori con questa follia mascherata da innovativa proposta.
E’ vero il Parlamento italiano soffre di una cronica paralisi (causata in gran parte dalla nuova legge elettorale voluta dallo stesso PDL, (vedi anche "Nuova legge elettorale, ESIGIAMOLA) che permette una frammentazione estrema, resa ancor più grave dalla tradizionale attitudine ad essere tutti amici nelle liste pre-voto e tutti nemici una volta arrivati in Parlamento.
Quindi chi vince, con maggioranze risicate, soffre anche di crisi interne e non combina nulla di buono.
Ed allora mio caro Mr. B sapete di cosa vi dovete occupare?
Punto primo:  ripensate seriamente alla legge elettorale
Punto secondo:  portate in aula esempi votando finalmente la riduzione dei parlamentari e degli indennizzi
Punto terzo: riducete la pressione fiscale sulle aziende controbilanciandola con la patrimoniale, in modo da rilanciare la produzione ed il consumo
Punto quarto: battetevi in Europa su proposte serie per la crescita e uniformate le politiche fiscali in modo da convincere la Germania a concedere gli Eurobond(vedi anche Merkel VS Eurobonds)

Che si dica agli italiani che non sarà il presidenzialismo a salvare il Paese, perchè il punto non è la forma ma la sostanza.
Il problema è chi dice e poi non fa...mio caro Mr B. 

giovedì 24 maggio 2012

FotoNotte di Virgola

                                                            E' già CAOS

E' tempo di riforme

Via alla riforma del lavoro targata Fornero, oggi il ddl è stato approvato in Commissione al Senato.
Il testo è stato oggetto di dibattito per mesi ed oggi torna ad affondare duro anche il neo Presidente di Confindustria Squinzi, dichiarandosi insoddisfatto.
La riforma smuove alcune lacunose ombre del sistema del lavoro italiano (compresa parte dell'articolo 18, su cui si è fatta una polemica indecentemente strumentalizzata, che meriterebbe un approfondimento separato).
Il punto focale del testo, interessante soprattutto per noi precari/giovani/sfruttati, è che si sta tentando di arginare un fenomeno imbarazzante, quello dei Co.Co.Pro con retribuzioni ridicole. Entrerà finalmente in vigore il limite salariale minimo, calcolato sulla base media della retribuzione dei contratti collettivi. Non è abbastanza ma è almeno un passo per disincentivare il vergognoso e legale sfruttamento dei, generalmente neo assunti, collaboratori. Il contratto a termine senza causale passerà invece, da una durata massima di sei mesi ad un anno. Ma questo tipo di contratto è più garantista del Co.Co.Pro e quindi allungare il limite dei mesi possibili è un passo verso le imprese che impatta meno sui lavoratori. Altra mossa a favore del datore di lavoro è quella di poter aumentare il numero di apprendisti (contratto ad hoc), oltre il 50% dei dipendenti. Unica punta di diamante, di una riforma non propiamente ben fatta, è l'obbligo entro il 2016 del pareggio salariale tra uomini e donne ricoprenti medesime figure professionali.
Questi risultati non sono esaltanti e di lavoro da fare ce n'è ancora molto. Putroppo sul tavolo delle negoziazioni c'è stato un ostruzionismo indecente dei sindacati, che tutto tutelano meno che gli interessi dei giovani lavoratori, e dall'altro lato una classe imprenditoriale talmente strozzata dal fisco che è costretta a risparmiare sulla pelle dei dipendenti.
La nostra generazione meriterebbe contratti a tempo indeterminato, garanzie salariali e pensionistiche. Nulla di tutto ciò è fattibile perché stiamo scontando il marciume di un sistema che per oltre 30 anni ha reso impossibili i licenziamenti fino al saturamento del mercato del lavoro, nel pubblico quanto nel privato.
Così non si va da nessuna parte.
La Fornero ce la mette tutta ma il problema reale è la pressione fiscale. Se le aziende pagassero meno tasse e avessero incentivi nell'assumere giovani con contratti a tempo indeterminato, il problema dell'indecente trattamento riservato alle nuove leve, si arginerebbe.
Ma abbassare le tasse vorrebbe dire meno soldi nelle casse dello Stato che mai come questo periodo ha bisogno di riempirle.
Il problema quindi è complesso e troppo facile da strumentalizzare.
I tecnici hanno le mani legate dalla necessità di far quadrare i conti in primis, poi vengono le riforme e dopo ancora quelle fatte bene.
Le cose stanno così non per colpa dell'attuale governo ma per colpa di quelli passati.
E' necessaria una chiara ed esaustiva informazione su questa riforma, affinché tutti si rendano conto che chiunque prometta di risolvere i problemi con la bacchetta magica è un inaffidabile millantatore.

mercoledì 23 maggio 2012

FotoNotte di Virgola

                                                                 

L'abito non fa il monaco

Che le amministrative abbiano creato scompiglio non vi è alcun dubbio. Alle politiche manca poco e ad oggi nessuno schieramento può contare su una vittoria netta.
Allora il M5S si prepara a creare scompiglio in questo caos, nel PD si studia una proposta di legge elettorale che possa far raccimolare un pò più di seggi e nel PDL si tenta il colpo di scena.
Ebbene si, il caro Silvio Berlusconi che gran parte credeva finito, è pronto a risbucare dal cilindro. Scardina il PDL in una notte, elimina Alfano e dichiara che il nuovo ipotetico partito o movimento imparerà da Grillo.
Tralasciando la gestione del partito come se fosse una delle sue aziende, è legittimo chiedersi: ma davvero gli elettori saranno così ciechi da poter essere ingannati da un cambio d'abito?
Se il partito di Silvio si trova in questa situazione è perché nell'ultima legislatura ha fatto solo danni.
Non si tratta di antiberlusconismo ma di fatti.
L'Italia entrava in quella che sarebbe stata la maggior crisi economica dai tempi del dopoguerra e il caro PDL ha pensato di eliminare l'ICI (mossa contro cui anche Monti ha puntato il dito), prosciugando ancor di più le casse dello Stato. Invece di intervenire su riforme strutturali il Parlamento è stato paralizzato da infiniti emendamenti proposti sulla riforma della giustizia, creata ad hoc per salvare il papi dai processi in corso. La credibilità dell'Italia a livello internazionale, anche grazie alle scandalose vicende legate a Ruby, è andata naufragando. Si sono tagliati fondi alla scuola senza uno straccio di piano per il miglioramento dell'efficienza. Gli italiani sono stati presi in giro con i sorrisi in tv mentre il Paese stava per essere commissariato dalla Germania. Ci si distraeva parlando delle serate ad Arcore mentre il mercato del lavoro si contraeva sempre di più.
L'Italia poteva intervenire sulla crisi con due anni di anticipo e non è stato fatto.
Questo ha decretato la disfatta del partito e del suo indiscusso leader.
Mi auguro che gli elettori del centro destra siano vigili e attenti, l'abito non fa il monaco.
Se il partito dell'amore si trasformerà travestendosi da movimento popolare, appoggiando liste civiche o candidando facce pulite, non fatevi ingannare. Dietro c'è il solito gruppetto di vecchi e  prepotenti faccendieri attenti ad obbedire ad un unico padrone. Fermiamo questa tradizione tutta italiana di smontare e rimontare i partiti ma non i loro componenti. Abbiamo il dovere morale e civico di pretendere un rinnovamento della classe politica e questo rinnovamento non passerà certo attraverso un Silvio ripulito.

martedì 22 maggio 2012

FotoNotte di Virgola

                                         Davanzo, la rivoluzione e le nuove Br

"Dopo Stalingrado.. Berlino". Stiamo calmi Sig. Grillo

Virgola tona ad occuparsi del fenomeno "5 Stelle", all'indomani della vittoria schiacciante del primo grillino in una città capolugo come Parma.
Si sta scrivendo di tutto su questo giovane politico, mi correggo cittadino.
Si parla del sogno dell'uomo comune che arriva alla carica più altra della città, del fenomeno "rappresentanza dal basso" che questo ragazzo incarna, dello schiaffo agli storici partiti e chi più ne ha più ne metta.
Pizzarotti ha stravinto a Parma per un'unica semplice ragione: è un cittadino come gli altri. Ha lavorato fino a quindici giorni fa, ha fatto una campagna elettorale basata su un messaggio chiaro e semplice di trasparenza e partecipazione e non ha nulla a che fare con le carrirere lunghe e tortuose che si intraprendono nei partiti "vecchia scuola". Per fare il sindaco bisogna essere concreti, onesti e se possibile innovativi perché è dalle città che si sperimentano i progetti di partecipazione diretta.
Lo staff che ha supportato questo nuovo volto ha fatto un buon programma, concreto e moderno, che va diretto alle problematiche della città (inceneritore, bilancio in pareggio, riciclaggio, informatizzazione).
Quindi in bocca al lupo al ragazzo sconosciuto che tenterà di amministrare una città con idee nuove  e un po' di incoscienza. E' giovane, è sveglio e se saprà sviluppare il programma senza intoppi gli diremo anche bravo!
(progamma elettorale di Pizzarotti: http://parma5stelle.it/wp/wp-content/uploads/downloads/2012/04/Programma-Definitivo-v1.1.pdf)

Lo scetticismo quindi non è verso di lui o verso questa scelta dei parmensi di dare una chance a chi di politica ne sa poco, ma vuole rendersi utile. Lo scetticismo è sull'intorrerabile eco dei giornali che commentano l'episodio gridando alla rivoluzione. E Grillo, che di comunicazione se ne intende, non fa altro che cavalcare la cresta dell'onda. Cita in libertà Stalingrado e Berlino, con chiaro riferimento all'Armata rossa, all'avanzata verso il cuore della Germania alla fine della seconda guerra mondiale e soprattutto  a Stalin.
Vogliamo forse paragonare il Movimento 5 Stelle alla rivoluzione comunista? E' pensabile invocare alla presa di Roma come la Berlino del terzo Reich? E potrei continuare con altri milioni di assurdità legate a questa provacazione.
Se i grillini dovranno dimostrare di saper fare politica anche dalle poltrone oltre che dalle piazze, il loro leader o presunto tale dovrà dimostrare serietà e adeguatezza. Non c'è nulla di male a proporre una politica nuova e partecipativa ma quando si invoca ad una guerra le cose cambiano.
Stiamo calmi Sig. Grillo.

lunedì 21 maggio 2012

FotoNotte di Virgola

                                                               Staremo  a vedere..

domenica 20 maggio 2012

Quel maledetto weekend

19-20 Maggio 2012. Queste son due date che ci ricorderemo.
L'Italia si sveglia alla luce di una strage ai danni di innocenti studenti e di un terremoto violentissimo che colpisce l'Emilia Romagna.

Due tragedie diverse, difficili da assimilare che però hanno in comune il lungo tempo che ci vorrà per ricostruire. Si tratterà da una parte di ricostruire la fiducia verso una società impazzita e dall'altra di ricostruire, oltre le macerie, un futuro per i comuni coinvolti.
L'augurio è che nessuno dei due episodi cada nell'oblio.

La paura che si palesa, all'indomani di questi episodi, è che il nostro sistema giudiziario non sarà in grado di punire in maniera esemplare i responsabili delle bombe a Brindisi. Tre ordigni posizionati volontariamente all'ingresso di una scuola, fatti esplodere per uccidere. Bisogna trovare chi è stato, capire perché e fare giustizia.
Fa rabbrividire l'idea che a 43 anni dalla strage di Piazza Fontana non sia stato dichiarato nessun colpevole. Gli episodi non sono assimilabili, i periodi storici tanto meno e il parallelismo sembra azzardato. Ma il vizio tutto italiano dell'incompiutezza di alcune cruciali indagini è purtroppo parte integrante della storia del nostro Paese. Bisogna ricordare, denunciare l'inammissibile epilogo di quell'episodio e cogliere questa tragica occasione per tornare a farlo.  Che i colpevoli paghino e che non vi sia nessuna omertà.
(per maggiori dettagli sulle indagini incompiute:
http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_piazza_Fontana)

Passando al secondo giorno nero di questo fine settimana, la denuncia doverosa è legata all'indegno status in cui versa l'Aquila a tre anni dal terremoto che ne ha segnato il destino. I paesi coinvolti in quel terribile sisma sono ancora sommersi dalle macerie. Famiglie intere non sono ancora sistemate nelle case che avrebbero dovuto risolvere, in un anno, il problema dello sfollamento. Gli esercizi commerciali del centro del capoluogo sono ancora chiusi perché il cuore dell'Aquila è ancora come ce lo ricordiamo dalle immagini di repertorio.
Eppure sono stati erogati fondi speciali e nominati fior fiore di esperti per gestirli. Che sia la burocrazia, la corruzione o l'inaffidabilità degli amministratori la situazione abruzzese è inaccettabile e abbiamo il dovere di ricordare.
Mi auguro che all'Emilia non tocchi lo stesso destino.
(per maggiori informazioni sullo status attuale dei comuni coinvolti dal sisma 2009:
http://cronacaeattualita.blogosfere.it/2012/04/laquila-terremoto-2009-reporters-ci-racconta-la-citta-tre-anni-dopo.html)

Il parallelismo non vuole aggravare con peso polemico la drammaticità delle due tragedie. Che il passato sia un monito. Auguriamoci che Brindisi e Modena, legate da questo doloroso weekend, diventino il simbolo della buona Italia, quella che sa reagire e che sa ricostruire.





venerdì 18 maggio 2012

FotoNotte di Virgola

                                             Congratulations Mark...ma se fossi stato italiano?

In Francia si, qui no

Il neo Presidente francese rispetta il primo punto delle promesse elettorali: decurtare gli stipendi al governo.
Nel primo Consiglio dei Ministri guidato da Jan-Marc Ayrault si mette nero su bianco il - 30 % per ministri e segretari di Stato. Da 14.200 a 9.940 euro per i primi e da 13.490 a 9.943 euro per i secondi. A breve toccherà anche a Hollande e a Ayrault (da 21.300 a 14.910), appena verrà rivista la legge finanziaria che invece regola gli stipendi dei due.
L'opposizione, pronta con la polemica, replica che il nuovo esecutivo costerà di più ai contribuenti perché i ministri son duplucati e quindi questa sembra essere una buona mossa di marketing.
Se pur fosse la mossa è piacuta. Hollande dimostra di rispettare gli elettori e decide che i sacrifici cominciano dall' Eliseo. Anche se il totale in cassa non cambierà comunque ogni membro del governo costerà meno.
Il concetto alla base è l'esempio.
La Francia dovrà guadagnarsi una nuova fiducia in Germania e battersi per un cambio di rotta verso la crescita in Europa. Questa è la vera sfida. Intanto il Paese continua a risentire della crisi e della poca competitività dei prodotti made in France, quindi i sascrifici ci sono e ci saranno.
Allora si comincia per bene a fare economia e si parte da chi problemi in banca non ne ha.
Questo non cambierà le sorti del Paese, se i conti non tornarno continueranno a non tornare, però gli elettori hanno la sensazione che il Presidente promette e mantiene e che son finiti i tempi dei balli pomposi a Palazzo.
L'esempio è cruciale. E' fondamentale nei genitori verso i figli, negli insegnati verso gli studenti e ancor più nei politici nei confronti del popolo. L'esempio è lo strumento con cui si crea fiducia. La fiducia crea ottimismo e l'ottimismo è nemico del malcontento.
In Italia, dopo 20 anni di berlusconismo, il concetto di esemplarità delle azioni politiche si è dissipato fino a scomparire. E quindi nessuno si stupisce se una velina diventa ministro o se i nostri parlamentari tra stipendi base e indennità arrivano a 15.000 euro al mese.
Possibile che il nostro Parlamento non riesca a votare una legge che decurta a tutto il cucuzzaro almeno il 50% degli stipendi? Mario Monti ci ha provato a rinunciare alla sua indennità da Presidente del Consiglio, sperando che il messaggio passasse anche ai piani inferiori, e invece niente. Tutti in aula pronti al voto quando si tratta di dire No ad ogni decurtazione (o Si per finta: http://politicaesocieta.blogosfere.it/2012/01/stipendi-parlamentari-2012-taglio-di-1300-euro-lordi-al-mese-ma-ce-linganno.html).
Lo spread vola, l'economia è in recessione, il debito sale e le tasse si moltiplicano. Si stupiscono degli attacchi ad Equitalia e dell'ondata di suidici. Possibile che non si riesce a dare un esempio, un messaggio a questa Italia così insoddisfatta?
Inviterei a riflettere, a proposito di informazione, su come la notizia della mossa-Hollande sia in prima pagina sul Fatto Quotiano, è un trafiletto su Repubblica non accennando alla replica dell'opposizione e non compare sul Corriere della Sera.
Povera Italia e poveri italiani...

giovedì 17 maggio 2012

FotoNotte di Virgola

                                                    Quello che (non) ho è più tv così

Nuova legge elettorale, ESIGIAMOLA

Dopo il risultato delle amministrative che ha decretato la disfatta del PDL e il declino del PD a Palazzo c'è un gran da fare per capire come, dove e se modificare la legge elettorale prima delle politiche 2013.
Napolitano incita alla riforma da mesi, il trio (Alfano, Bersani, Casini) aveva fatto finta di lavorare ad un accordo, ma ad oggi nulla di fatto.
Perchè?
La legge elettorale è uno strumento legale di manipolazione dei voti. Qualsiasi sistema si scelga privilegia o penalizza qualcuno, è matematica c'è poco da discutere. Se la priorità è la stabilità, e quindi gruppi compatti in Parlamento, si deve sbarrare l'ingresso ai i più piccoli e optare per un sistema maggioritario. Se si predilige la maggiore rappresentanza possibile, serve poco sbarramento e il sistema proporzionale.
Il sistema attuale, detto Porcellum, funziona in sintesi così:
Le liste sono bloccate, a differenze delle amministrative, l'elettore si limita a preferire una lista presentata dal partito senza sapere a chi spetteranno i seggi in Parlamento. I partiti hanno la massima libertà di scegliere chi occuperà effettivamente le poltrone. Lo schieramento che ottiene la maggioanza relativa dei voti ha diritto al premio di maggioranza che gli assicura almeno 340 seggi alla Camera.
E' prevista la possibilità di coalizioni che raggruppano differenti liste di partiti. Vige una soglia di sbarramento che varia dal 10% al 20% tra Camera e Senato (che scende al 4% o 2% se si tratta di liste non in coalizione). Si distribuiscono poi i seggi in palio seguendo il metodo proporzionale.
La sintesi è che le grandi coalizioni, una volta messo piede in Parlamento, se la suonano e se la cantano.
Noi elettori non sappiamo chi effetivamente ci rappresenta.
Bisogna ESIGERE un cambiamento. Questo stistema ha fatto sì che i governi cadessero per liti interne alle coalizioni e che nessuno ci rimettesse la faccia. Che si spartissero seggi come fossero fiches.
La Corte Costituzionale ha respinto la proposta di referendum promossa da Di Pietro-Prini (1milione e 200mila firme) dichiarandola innammissibile (per saperne di più sulle motivazioni http://www.federalismi.it/ApplMostraDoc.cfm?Artid=19458).
Quelsto tentatativo (seppur perdente in partenza perché era impensabile abrogare la legge senza votarne una nuova)  è stato l'unico che incitava ad un cambiamento.
Il punto focale è che le firme hanno dimostrato l'assurdità di questo sistema e il malcontento popolare a riguardo. Bisogna occuparsi della riforma e farlo in maniera seria. Noi elettori meritiamo che il sistema elettorale rispecchi le nostre volontà e chi abbiamo eletto ha il dovere di ascoltare.
Bisonga poter eleggere i rappresentanti direttamente, con aggiustamenti maggioritari o proporzionali poco importa.
Serve informazione sulla legge elettorale, bisogna far capire a chi non è pratico di numeri e politica che questa deve essere una priorità. Approfondimenti su giornali  e tv dove invece si parla del delitto della Rea e degli ascolti di Saviano.
Con il sistema così com'è nel 2013 ci ritroveremo il trio ai primi banchi di Montecitorio e forse un grillino sparso qui e là.