mercoledì 9 maggio 2012

Crisi, giullari e quaquaraquà

"Lo stato negativo e per certi versi drammatico dell'economia italiana è figlio di una insufficiente attenzione prestata in passato alle scelte di lungo periodo per le riforme strutturali", dice Monti commentando la crisi che investe il paese e la pesante ondata di suicidi legata ad essa.
Basta far finta che è colpa di Lehman Brothers, della finanza, della Germania o dell' Euro.
La crisi in Italia è stata provocata da una scandalosa condotta di quelli che nello scorso decennio si sarebbero dovuti occupare di riforme e non lo hanno fatto.
Dovevamo riformare il mercato del lavoro, uniformare le pensioni all'Europa, diminuire la spesa pubblica in settori come la sanità e l'istruzione migliorando però l'efficienza. Bisognava fare una vera lotta alla corruzione e all'evasione fiscale. Bisognava permettere all'Italia di sostenere l'Euro dopo esserci entrata. Unificando le monete e legandoci a doppio filo con un tasso di cambio intoccabile bisognava proseguire nel costruire un'economia abbastanza solida da reggere questa scelta.
Oggi i conti sono in rosso e il mondo non è più disposto a finanziare il nostro debito, quindi il tanto temuto spread è indomabile. Tutto ciò condito da una crisi dell'Euro non tanto come moneta ma come concetto.
In Europa si respira aria di sfiducia per quello che negli anni '50 sembrava un progetto ambizioso e straordinario abbandonato a poco a poco anche dai pionieri.
E ora sta a chi i conti li sa fare, risanare in pochi mesi un'economia così assurdamente martoriata.
L'unico auspicio possibile è che tutti questi sacrifici ricordino agli italiani che a Palazzo servono cervelli e serietà non giullari e quaquaraquà.

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