martedì 8 maggio 2012

E' il Grillo day!?

Amministrative: un caos.
Ne esce fuori un Italia frammentata, scontenta ma decisa a cambiare un pò aria.
Via la Lega (ad eccezzione di Verona) poco PD e pochissimo PDL.
Movimento 5 stelle + liste civiche si ritaglia una buona fetta di consensi. Parma è il simbolo della ribalta e Serego il primo comune conquistato. Bene anche in altri comuni dove il consenso supera il 10 % .
Rivoluzione?GrilloMania?Antipolitica?
No. E' solo un test.
Siamo stufi dei vecchi carrozzoni..diamo una chance a chi si professa profeta di onestà e serietà. Questo spinge a dare fiducia al movimento. Discutibili i toni del leader, discutibile la demagogia e la serietà di chi di mestiere fa il comico. Però i candidati sono giovani, sobri, seri e entusiasti. Perché si serve l'entusiasmo per conquistare.
Quindi NO all'antipolitica e SI a tutte le forme di rinnovo e di sperimentazione.
Io non sono con Grillo ma apprezzo la visibilità che è riuscito a dare a un movimento che candida giovani preparati e all'apparenza fuori dai giochi di potere.
Non è il Grillo Day è solo un esperimento. E se non si sperimenta più con gli storici carrozzoni, qualcuno dovrebbe farsi qualche domanda e cominciare a rinnovarsi invece di etichettare con antipolitica tutto ciò che è fuori dagli schemi.

5 commenti:

  1. Potrà sembrare una provocazione, ma secondo me il M5S può ambire a diventare soggetto politico di riferimento di una certa destra che si dice liberale ma è populista.
    Non dubito della buona fede dei militanti e dei candidati emersi in questa tornata, ma questi ultimi, dove eletti dovranno confrontarsi con delle scelte politiche: dove è già successo hanno assunto toni aspramente di destra su temi sociali.
    Aggiungo che il boom c'è stato al Nord (al sud il Movimento è quasi inesistente) e che le zone di maggiore successo sembrano ricalcare quelle di successo della Lega fino alla scorsa tornata elettorale.

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    1. Che il movimento 5 stelle possa attirare un elettorato di destra non lo escludo. I populisti non hanno colore politico e questo Grillo lo sa bene. Sui temi sociali aspramente di destra non colgo a cosa tu ti riferisca ma attendo dettagli.
      Il parallelismo con la Lega mi sembra azzardato ma interessante.
      Il tratto comune analizzabile è senza dubbio la territorialità. I grillinni hanno impugnato microfoni nelle piazze dei paesi, hanno ricominciato a far politica per la strada, hanno utilizzato per la prima volta il web come piattaforma di partecipazione politica diretta.
      Esattamente come succedeva negli anni '90 tra i mercati della Brianza. Bossi&friends fermavano i contadini e gli operai, organizzavano conferenze nele sagre, convincevano prima i concittadini e poi l'Italia.
      La politica di Palazzo non funziona più e ora che anche la Lega è pubblicamente sprofondata nelle dinamiche del "magna-magna" magari una parte dei suoi elettori cambia strada.

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    2. Quasi 20 anni fa l'allora segretario del PDS disse che la Lega era una costola della sinistra.
      Aldilà dell'infelice battuta, erano corretti alcuni elementi dell'analisi e cioè che la Lega si era fatta riferimento politico e interprete di coloro che, anche nella classe operaia, coglievano la contraddizione tra il Nord produttivo e competitivo in ambito europeo, e il Sud arretrato, clientelare e parassitario.
      A dare ossigeno a quel movimento, sotto la guida di un leader indubbiamente carismatico, era una fase politica caratterizzata da un livello di corruzione mai visto prima, e da una rottura degli equilibri politici validi fino a qualche anno prima.
      Le parole d'ordine erano onestà e ricambio della classe dirigente, importanza del lavoro e dello spirito d'iniziativa.
      Tuttavia quella contraddizione fu risolta in modo reazionario, con accenti localistici (e quindi di retroguardia), xenofobi. Senza dubbio quel movimento fu costretto ad andare tra in mercati, più che in Brianza nella Pedemontana e nel Varesotto, parlando ai piccoli e medi imprenditori oltre che a operai e contadini, disponendo di poche opportunità di impatto mediatico. Senza dubbio i loro primi amministratori erano entusiasti, seri, forse sobri e più o meno giovani e mi pare che le somiglianze siano abbastanza palesi. Meno palese è la propensione a destra: l'accesso all'edilizia popolare negato agli stranieri residenti, la contrarietà all'estensione della cittadinanza agli immigrati di seconda generazione e al superamento dello Ius Sanguinis quasi puro che regolamenta la cittadinanza, hanno avvicinato in modo molto interessante amministratori locali e consiglieri di Lega e M5S, in alcuni casi con travasi da un gruppo verso l'altro. Tipicamente il leghista giovane che vuole rifarsi la verginità diventa grillino, il grillino che vuole entrare nella stanza dei bottoni si fa leghista.
      Il mito della territorialità poi va sfatato: ogni partito serio ha una propria struttura territoriale che si rispetti, aperta e vitale e in rapporto dialettico continuo con la propria dirigenza. Anzi la politica serve a portare dalle strade al palazzo e viceversa (“Esci partito dalle tue stanze, vai ad incontrare i ragazzi di strada” diceva il compagno Majakovskij).

      Scusate il mostruoso pilotto.

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  2. Premessa: non amo Grillo. Non mi faceva ridere più di tanto quando faceva il comico, mi fa ridere ancora meno adesso. Ma un merito gli va riconosciuto: aver messo il dito nella piaga del nostro sistema politico, la distanza che c’è tra il popolo e la classe politica, tra “delegante” e “delegato”. E per di più ha indovinato il mezzo per dare voce ad un popolo scontento: internet.
    Il problema è che si ferma qui.
    Forse non sarà antipolitica, ma non credo proprio sia politica.
    La politica è fatta di due fasi, la critica e la proposta. Della prima fase Grillo è maestro, spesso troppo populista, ma di innegabile abilità. Dice quello che tutti pensano, e lo dice bene.
    Ma questo basta per diventare politico? Non credo. Fare il politico è un mestiere, come l’avvocato, l’idraulico, l’insegnante e cosi via, non si improvvisa, ma si impara nelle sezioni, nelle piazze, nelle assemblee, sul territorio.
    È facile sparare a zero, sempre senza contraddittorio, e negarsi ai dibattiti pubblici dicendo che non ci si mischia con “la feccia”, che si perde credibilità et cetera. Riassumendo: non si confronta coi leader degli altri partiti perché il suo non è un partito, però in parlamento ci vuole andare eccome, e l’organizzazione interna del suo Movimwnto è speculare a quella di un partito. Così sono bravi tutti. La verità è che Grillo resta fondamentalmente un improvvisato, e di fronte ad un politico “navigato” perderebbe il confronto, magari inizierebbe a urlare o cose simili, un po’ alla Sgarbi.
    E la proposta, dov’è?
    Io credo che questo “boom” gli si ritorcerà contro. L’idea di proporsi come partito potenzialmente di governo è la cosa peggiore che gli potesse capitare, perché ora non può più solo criticare, dovrà proporre.
    In più, la stampa lo bombarderà (già sono uscite notizie sul passato e sulla sua fedina penale non proprio immacolata, proprio ora che si fa paladino delle liste politiche), ora è “scomodo”.
    È di pochissimi giorni fa il “diktat” ai “grillini” di non andare in tv e parlare con la stampa. Motivazione: “Se avessimo scelto la televisione per affermarci», «oggi saremmo allo zero virgola qualcosa per cento. Partecipare ai talk show fa perdere voti e credibilità non soltanto ai presenti, ma all’intero Movimento: chi lo fa, sappia che la sua sarà considerata una vera e propria scelta di campo». Ma non era un movimento all’insegna del "qui ognuno vale uno"!?
    Non credo che questa presa di posizione da leader maximo sia piaciuta molto ai suoi. Anzi, lo spero. Un’uscita nervosa, figlia della paura di chi pensa che la sua creatura gli stia scappando di mano.
    Se è vero che i “grillini” sono entusiasti, giovani e competenti, presto si distaccheranno dal loro guru, e andranno incontro al confronto, al contraddittorio, perché è solo così che si può ripartire. Basta comici, basta “improvvisati”, serve gente seria e competente, che abbia volgia di costruire, visto che a distruggere sono bravi tutti.

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    1. Infatti la vera sfida per tutto il movimento sarà quella di decidere una linea guida e portarla avanti, al dilà del loro leader. Lui fa solo il porta voce e appena uno dei suoi avrà delle responsabilità più importanti credo che si distaccherà. Già ieri ci son state le prime dichiarazioni dell’ex aspirante sindaco di Genova che in maniera chiara ha detto di non aver padroni nonostante sia un “grillino” e non aver problemi con la tv.
      La vera sfida sarà quella di catturare i bravi ragazzi reclutati da Grillo sotto una guida più seria e più “politica”. La sinistra odierna non sarà certo in grado di farlo quindi ci penserà qualcun altro.
      Dissento però sull’idea che il politico sia un mestiere. E’ questo il vero male del nostro Paese, non c’è sufficiente alternanza e quindi il Parlamento diventa il posto di lavoro. Il politico è qualcuno che un mestiere ce l’ha al di là della politica, che la piazza la cerca per passione e perché vuole servire con le sue competenze il Paese (per un periodo). Finito il mandato si torna alla vita vera e ai problemi veri. Così se hai fatto male ti confronterai anche tu con l’applicazione di quelle leggi che tu stesso hai votato. Certamente bisogna essere preparati e competenti. Certamente si deve stare in carica il tempo giusto per cambiare qualcosa. Ma non si deve pensare a Montecitorio come casa propio. Massimo tre mandati per ogni parlamentare assicurerebbe il ricambio giusto. La poltrona non deve fare gola così tanto quanto oggi.
      Chissà se i “grillini” si battono davvero per un futuro migliore o per quel tanto ambito posto in Parlamento. Sono ancora dell’idea che questo turno di amministrative è un test per il M5S e per chi l’ha votato in primis.

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