giovedì 24 maggio 2012

E' tempo di riforme

Via alla riforma del lavoro targata Fornero, oggi il ddl è stato approvato in Commissione al Senato.
Il testo è stato oggetto di dibattito per mesi ed oggi torna ad affondare duro anche il neo Presidente di Confindustria Squinzi, dichiarandosi insoddisfatto.
La riforma smuove alcune lacunose ombre del sistema del lavoro italiano (compresa parte dell'articolo 18, su cui si è fatta una polemica indecentemente strumentalizzata, che meriterebbe un approfondimento separato).
Il punto focale del testo, interessante soprattutto per noi precari/giovani/sfruttati, è che si sta tentando di arginare un fenomeno imbarazzante, quello dei Co.Co.Pro con retribuzioni ridicole. Entrerà finalmente in vigore il limite salariale minimo, calcolato sulla base media della retribuzione dei contratti collettivi. Non è abbastanza ma è almeno un passo per disincentivare il vergognoso e legale sfruttamento dei, generalmente neo assunti, collaboratori. Il contratto a termine senza causale passerà invece, da una durata massima di sei mesi ad un anno. Ma questo tipo di contratto è più garantista del Co.Co.Pro e quindi allungare il limite dei mesi possibili è un passo verso le imprese che impatta meno sui lavoratori. Altra mossa a favore del datore di lavoro è quella di poter aumentare il numero di apprendisti (contratto ad hoc), oltre il 50% dei dipendenti. Unica punta di diamante, di una riforma non propiamente ben fatta, è l'obbligo entro il 2016 del pareggio salariale tra uomini e donne ricoprenti medesime figure professionali.
Questi risultati non sono esaltanti e di lavoro da fare ce n'è ancora molto. Putroppo sul tavolo delle negoziazioni c'è stato un ostruzionismo indecente dei sindacati, che tutto tutelano meno che gli interessi dei giovani lavoratori, e dall'altro lato una classe imprenditoriale talmente strozzata dal fisco che è costretta a risparmiare sulla pelle dei dipendenti.
La nostra generazione meriterebbe contratti a tempo indeterminato, garanzie salariali e pensionistiche. Nulla di tutto ciò è fattibile perché stiamo scontando il marciume di un sistema che per oltre 30 anni ha reso impossibili i licenziamenti fino al saturamento del mercato del lavoro, nel pubblico quanto nel privato.
Così non si va da nessuna parte.
La Fornero ce la mette tutta ma il problema reale è la pressione fiscale. Se le aziende pagassero meno tasse e avessero incentivi nell'assumere giovani con contratti a tempo indeterminato, il problema dell'indecente trattamento riservato alle nuove leve, si arginerebbe.
Ma abbassare le tasse vorrebbe dire meno soldi nelle casse dello Stato che mai come questo periodo ha bisogno di riempirle.
Il problema quindi è complesso e troppo facile da strumentalizzare.
I tecnici hanno le mani legate dalla necessità di far quadrare i conti in primis, poi vengono le riforme e dopo ancora quelle fatte bene.
Le cose stanno così non per colpa dell'attuale governo ma per colpa di quelli passati.
E' necessaria una chiara ed esaustiva informazione su questa riforma, affinché tutti si rendano conto che chiunque prometta di risolvere i problemi con la bacchetta magica è un inaffidabile millantatore.

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