lunedì 14 maggio 2012

Finanziamento pubblico ai partiti: Si / No?

Di Pietro ha consegnato oggi in Parlamento una proposta di legge, con 200 mila firme a seguito, che chiede l'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti. La questione è quantomai attuale visti gli scandali che hanno travolto recentemente i maggiori partiti italiani, senza distinzione tra destra e sinistra.
In Italia la legge che autorizzava al finanziamento pubblico venne abrogata con un referendum del '93 e praticamente reintrodotta nello stesso anno sotto forma di rimborsi elettorali.
Come la maggior parte delle leggi del nostro Paese il fondamento è più che logico: evitare la corruzione politica sotto forma di finanziamenti privati ai partiti, garantendone quindi il sostentamento attraverso contributi pubblici.
Norme analoghe esistono in Francia, Germania e Spagna.
Negli States dove campagna elettorale è sinonimo di campagna commerciale, le lobby riescono ad influenzare i programmi dei candidati in maniera scandalosamente esplicita. Negli USA i partiti che accettano i finanziamenti pubblici non possono attingere ai fondi privati e quindi nessuno effettivamente ne usufruisce. Noi siamo contenti che il modello italiano ed europeo siano lontani da questo, ma possibile che scacciare un tipo di corruzione debba inevitabilmente condurci ad un'altra?
Il punto è che un ripensamento dei contributi elettorali ai partiti sarebbe semplice: rimborsare in base alle reali spese sostenute con fatture e bilanci alla mano, slegando quindi i rimborsi da logiche proporzionali sul numero dei seggi ottenuti e vincolandoli alle effettive spese. Questo garantirebbe funzionalità e trasparenza.
Perché è così difficile apporre tale modifica?
Gli interessi in ballo sono tanti, troppi. Questi fantomatici rimborsi rappresentano una miniera d'oro per chi  amministra i bilanci dei partiti in questione. E così staccare l'assegno per il Trota o per la valletta di turno diviene una mossa semplice e indolore.
Se queste somme fossero investite all'interno del partito per promuovere campagne, convegni, formazione politica cadrebbe il senso dell'opposizione alla norma.
Invece ci troviamo davanti all'ennesima gestione privata di soldi pubblici ed allora il No è secco e senza possibilità di trattativa. No alla legge così com'è, Si al finanziamento.

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