martedì 15 maggio 2012

Grecia dentro, polemiche fuori

Al termine della riunione dei ministri delle Finanze dei 17 paesi dell' eurozona, svoltasi ieri a Bruxelles, si respira un' aria più distesa. Nessun dubbio e tutti compatti nel ribadire che l'uscita della Grecia dall' euro non è auspicabile nè tanto meno voluta. Il Presidente dell'eurogruoppo Junker ha lasciato poco spazio alle discussioni: "Vogliamo mantenere la Grecia nell’euro e faremo tutto il possibile perchè ciò accada".
E' pur vero che i greci ce la stanno mettendo tutta per far indispettire l'Europa. Non si riesce a formare un governo, soprattutto a causa del frammentatissimo risultato elettorale, e l'ipotesi di un arrabattato governo tecnico fa crollare le borse a picco. Purtroppo la situazione politica interna della Grecia è se possibile più grave di quella esterna. Popolo insoddisfatto, immobilismo dei vecchi partiti, disagio sociale radicato in movimenti estremisti. L'economia è in recessione da un anno e i conti non quadrano. Se l'Europa non erogherà la seconda tranche di prestito accordata, il Paese rischia il default.
Ma l'Europa la Grecia non la molla ed ecco spiegato il perché:
- I trattati non prevedono e non menzionano la possibilità di uscire dalla moneta unica. L'uscita ellenica sarebbe non solo impossibile a livello giuridico ma creerebbe un precedente pericoloso per la stabilità dell'eurozona.
- La Germania e la Francia sono tra i primi investiori nel paese e detengono buona parte del debito greco. Grecia insolvente = perdita di miolioni di euro per entrambi.
- I meno forti dell'Unione si batteranno affinché gli aiuti vengano accordati perché se affondano i greci, il giorno che la crisi toccherà seriamente Italia e Spagna (in lizza per il prossimo default), non ci sarà nessun salvagente.
- La Grecia senza euro sarebbe destinata ad una recessione incalcolabile. Sì, l'eventuale nuova moneta sarebbe svalutata a tal punto da rendere i prodotti greci competitivi rispetto ai concorrenti europei, ma sarebbe un vano barlume. Se la Grecia non sistema i suoi conti e non ottiene prestiti, euro o no comunque non ce la farebbe.

Quindi basta con le polemiche ribadiscono i 17, si lavora per mantenerla dentro e non servono allarmismi.
Bisogna augurarsi che dall'altra parte del Mediterraneo ci credano che Bruxelles non li abbandona e che questo serva a dare un pò di stabilità.
Non è colpa dell'euro se la Grecia sta così ma è dovere dell'eurozona fronteggiare la crisi del sistema, perché di questo si tratta.

4 commenti:

  1. Interessante questo tuo blog Simo . . . Sull'articolo di oggi, giusto qualche personale rilievo ed una precisazione. Cominciamo con quest'ultima. Ebbene, giuridicamente nulla impedisce alla Grecia di salutare l'UE e la sua funesta moneta. Sono rapporti internazionali e vale il principio "rebus sic stantibus", traducibile con l'agevole adagio: "non posso andarmene? fermami se ci riesci!"
    Per quanto riguarda i rilievi personali, beh conoscendomi li puoi intuire. Questa unione economica è già fallita, gli "addetti ai lavori" lo sanno da tempo, ciò che si tenta di fare, aldilà dello solite trite dichiarazioni di facciata, è guidare una transizione "morbida", la più indolore possibile, verso un deciso ritorno degli stati nazionali nella politica europea nel suo complesso, e degli "stati struttura" nell'economia. A questo processo irreversibile cerca di opporsi chi fino ad ora ha tratto giovamento dall'unione economica, leggasi Germania, che mai sopite le proprie mire egemoniche sull'Europa ha abbandonato il moschetto per imbracciare la carta moneta.
    L'altro dato che emerge è quanto fossero una buffonata tutte quelle stronzate che ci hanno raccontato dai primi anni '90 fino ad un paio di anni fa, prime fra tutte "la fine della storia", il "T.I.N.A.: There is no alternative", "il mercato che si autoregolamenta da solo", "ad un efficiente allocazione delle risorse segue automaticamente un'equa redistribuzione delle stesse" insomma, in una frase, "il liberismo è il futuro". No cari i miei soloni, il liberismo è il passato. Statece!
    nic

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  2. Ciao Nicz, grazie per il commento. Credo che se gli articoli riescono a stimolare un dibattito lo scopo del blog è raggiunto.
    Sulla tua precisazione giuridica sono d'accordo con il fatto che nei trattati internazionali vige la regola del "se scappo non mi prendi", ma la particolarità di quello in questione è che a livello economico-sistemico non si è menzionata la possibilità di abbandonare il cambio fisso una volta adottato. Questo perché nell'ottica di Maastricht c'era la convinzione che l'unione moneria non solo avrebbe anticipato la sicura unione polica, ma soprattutto si era certi che la forza generata dall'insieme delle monete avrebbe garantito un vantaggio netto per tutti i paesi neo-eurozona. Per fare l'unione economica però serve l'unione politica. Questo si è sempre saputo ma il progetto europeo è a poco a poco naufragato come hai giustamente ricordato tu.
    Io sono un europeista convinta. Credo che l'impresa dell'Unione sia stata la migliore mossa che i martoriati paesi europei, uscenti dalla seconda guerra mondiale, potessero fare. Ritornare agli stati nazionali non solo credo rappresenterebbe il fallimento più totale di tale progetto ma anche una regressione. Il liberismo c'entra poco con l'euro a mio avviso. Coordinare le politiche economiche di 17 paesi differenti, tanto da garantire una gestione monetaria adeguata per tutti,era la vera sfida. Non si è fatto e questi sono i risultati. L'idea che il libero mercato risolva tutto e che si autoregolamenta è tutta un'altra storia e parzialemte condivido con te le falle di tale teoria.

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  3. Anche io sono d'accordo con Nicz. L'unione monetaria così com'è, è un fallimento totale. Che d'altronde non sia un "area valutaria ottimale" lo si sapeva già dall'inizio, ma nessuno si è impegnato per intervenire sugli elementi strutturali che impediscono alle diverse economie di convergere verso l'unione (quella economica e fiscale, quella vera). Purtroppo, invece di lavorare in tale direzione i nostri cari policy makers europei pensano al loro tornaconto nazionale, il che è d'obbligo in un unione dove il beneficio tuo è il costo mio.
    Povera Grecia. Ha truccato i conti per anni. Ha vissuto sopra le proprie possibilità posticipando di anno in anno il momento del giudizio (grazie ai derivati made in Wall St serviti come panacea dei mali da Goldman Sachs). Andava fatta fallire 2 anni fa in modo ordinato, con meno sacrifici sociali per il paese e con 2 anni guadagnati per tutti gli altri. Invece no, fingendoci solidali, abbiamo portato il paese al tracollo, anteponendo gli egoismi dei paesi "core" dell'eurozona (casualmente i maggiori detentori di bond greci). Lo chiamano prestito salva Grecia. In realtà prestiamo i nostri soldi affinché rientrino dritti nelle nostre casse (nelle banche tedesche e francesi, a rimborso dei bond detenuti). Il tutto è stato condito da 2 anni di terribile instabilità finanziaria, il tempo necessario perché il contagio raggiungesse anche Italia e Spagna.
    Non vedo un grande futuro per questa europa. Faremo la fine di un nobile decaduto, "ricchi" ma senza futuro, mentre il resto del mondo (N.America, Sud America e Asia) cresce.

    PS: bel blog Simona :-)

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    1. Condivido la riflessione..è il caso di dirlo, povera Europa. Nessuno si è impegnato abbastanza affinché questo progetto si adempisse veramente.
      Il povero Schuman che credeva che dopo il carbone e l'acciaio sarebbe arrivata l'integrazione europea, aimé si sbagliava. Se solo oggi potesse vedere quello che non è diventata la sua Europa..
      Io continuo però ad essere fiduciosa. Spero che la prossima classe dirigente che guiderà questa Europa sarà più lungimirante e rispettosa. Bisogna lavorare affinché le politiche economiche convergano, bisogna dare liquidità a questo mercato paralizzato e bisogna mettersi in testa che l'antieuropeismo "pour parler" nelle campagne elettorarli non serve a nessuno.

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