martedì 29 maggio 2012

La legge non è uguale per tutti

Una città: Genova. Un nome: Diaz.
Immediatamente il sangue si ghiaccia, riaffiorano le immagini del massacro avvenuto nella scuola nel lontano 2001.
Le motivazioni pubblicate dalla Corte di Cassazione in merito ad uno dei tanti processi legati al fattaccio, riaprono il caso e lo sdegno.
Il processo in questione riguarda l'allora Capo della Polizia De Gennaro (attualmente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) e l'ex capo della digos di Genova Mortola, entrambi condannati dalla Corte d'Appello di Genova ad una reclusione superiore ad un anno. La Cassazione scrive che a carico di De Gennaro non sussistono prove a sostegno dell'accusa di induzione alla falsa testimonianza, la Corte riconosce la gravità dei fatti accaduti alla Diaz, ma scagiona chi fu accusato di esserne il mandante.
E' difficile giudicare e commentare da un punto di vista strettamente giuridico tale sentenza ma a prescindere dagli atti, l'idea che il capo della Polizia, coinvolto al 100% in tutte le decisioni di ordine pubblico del G8, fosse all'oscuro di tutto è difficile da digerire. Tra l'altro l'accusa sarebbe dovuta essere molto più di una falsa testimonianza o relativa induzione. Quella fu una notte in cui tutto venne studiato nei minimi dettagli, si cercarono prove inesistenti (le famose molotov), si decise l'ora dell'irruzione e si pianificarono in anticipo le versioni della storia che sarebbero state raccontate.
Se non era il capo della Polizia, se non era il capo della Digos chi era il mandante di quella macelleria? E' davvero difficile pensare che un funzionario o un commissario decisero tutto da soli.
A Giugno il processo che vede coinvolti i poliziotti che furono le "mani" di quella mattanza si pronuncerà sulla loro definitiva colpevolezza. Ma possibile che c'è un esecutore ma non un mandante?
La sensazione è che i piani alti abbiano avuto gli strumenti idonei per difendersi dalle pesanti accuse, che siano stati i primi beneficiari di quell'omertà che caratterizza talvolta le forze dell'ordine. E poi ci sono i sottoposti, quelli che gli ordini li eseguono e non li danno, quelli che il manganello lo usano direttamente e si sporcano le mani. Loro saranno difesi? Loro saranno compresi?
Tutti dovrebbero pagare per questo agghiacciante episodio, da chi la decisione l'ha presa a chi quella decisione l'ha attuata. Perché da un lato non si doveva organizzare quella retata, dall'altro chi in quella scuola ci è entrato avrebbe potuto fermarsi prima del massacro e non l'ha fatto.
Intanto la giustizia fa il suo corso e i vertici son salvi. La legge è uguale per tutti...o forse no.

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