mercoledì 30 maggio 2012

L'Italia secondo il Financial Times

La situazione economica italiana è  al centro, non solo dell'attenzione nostrana, ma anche di quella oltre oceano.
Dopo aver acclamato Monti, dedicandogli uno speciale del Times, gli americani commentano le vicende italiane con perplessità.
La lucida analisi che emerge dal  Financial Times sull'attuale stallo italiano merita un approfondimento per la capacità di racchiudere in poche righe quello che i nostri giornali non dicono.
L'articolo, "Time slips by for Monti's reform", già dal titolo fa emergere il primo dato sull'etichetta che ci siamo guadagnati negli ultimi mesi: dormienti. Il tempo scorre e qui non succede nulla.
Il risolutore di quella che era, ed è, una situazione disastrosa, per ora non è stato capace di potare in Parlamento reforms in grado di traghettare il Paese dalla crisi alla crescita.
Il dito non è puntato sul governo tecnico, accusato "solo" di aver concesso troppo ai partiti e quindi aver ottenuto poco, ma piuttosto all'immobilismo che caratterizza il Parlamento italiano quando si tratta di grandi riforme.
E senza fare troppa polemica il FT sintetizza i problemi italiani in 3 punti: eccessiva pressione fiscale, debito in aumento (colpa anche di una BCE poco attiva) e spesa pubblica.
Non ci sono giudizi di merito nel descrivere la situazione, ci sono solo dati: ad oggi gli investiori, quelli veri come Cina e Brasile, non vendono più in Italia e hanno smesso di comprare (il debito).
Il circuito vizioso quindi si chiude con un Paese al collasso e i capitali che fuggono invece di arrivare. Nulla di nuovo fin qui, peccato che la conclusione dell'articolo fa trapelare un' agghiacciante verità. Tutti sembrano interessati alle elezioni 2013 e molto meno ad arrivarci con un economia messa meglio di così.
Gli americani adorano screditare e polemizzare ma in questo caso l'analisi è veritiera e merita una riflessione: come si comportano i nostri politici in Parlamento e quanto è facile parlare di riforme e poi non farle?
Se Washington ci vede così come possiamo pretendere che lo spread scenda e il Pil salga? In un era in cui la finanza la gioca da padrone, molto più dell'economia reale, i problemi di fiducia del mercato verso un Italia che non cambia diventano cruciali.
Monti era l'occasione per slegarsi dal cronico sonno dei governi ed andare dritti verso una meta, passata l'emergenza e rimpinguate le casse (se pur in magra misura), si doveva fare di più...
Che queste analisi straniere ci aiutino a porre un filtro critico ai discorsi arrovellati e propagandistici dei nostri bei politici.

Nessun commento:

Posta un commento