giovedì 10 maggio 2012

Merkel VS Eurobonds

La Bce pubblica il bollettino mensile. Il quadro è ovviamente negativo, il tasso di disoccupazione di marzo è stato del 10,9% , il PIL dell’ eurozona è sceso dello 0,2% e si prevedono ulteriori  flessioni.
La crisi c’è e si fa sentire, da Francoforte le raccomandazioni sono di continuare sulla strada del quadramento dei conti pubblici, incrementando la crescita attraverso riforme strutturali incisive, perché se il risanamento grava sulla crescita a breve, favorisce gli investimenti privati e la crescita a medio termine.
Si deduce quindi che nessuna bacchetta magica possa evitare questa via.
Ma gli Eurobonds? Come mai questo strumento di cui tanto si è parlato continua ad essere scacciato come la peste dalla Germania e di conseguenza dalla Bce?
Cosa sono gli eurobonds: ipotetiche obbligazioni del debito pubblico dei Paesi facenti parte dell' Euro, da emettersi a cura di un'apposita agenzia dell'Unione europea, la cui solvibilità sia garantita congiuntamente dagli stessi Paesi dell'eurozona.
Pro: la garanzia comunitaria renderebbe gli E-Bonds affidabili e sicuramente attrattivi per il mercato. Questo ridurrebbe ai minimi i tassi di interesse con il quali verrebbero immessi sul mercato e quindi la speculazione. I singoli paesi europei potrebbero indebitarsi, invece che direttamente sul mercato, tramite questo strumento, ottenendo risparmi sul costo dell’indebitamento e sulla stabilità finanziaria.
Contro: I paesi più virtuosi si caricherebbero di un onere non indifferente, quello di coprire il default eventuale di paesi dell’area a rischio (Grecia, Italia, Spagna). Inoltre legandosi indissolubilmente a debiti molto consistenti subirebbero una conseguente perdita di affidabilità sulla gestione del propio debito interno. Anche la condotta dei paesi meno virtuosi potrebbe propendere verso politiche fiscali e di bilancio ancor meno rigorose  in vista di un cuscinetto così rassicurante.

E’ presto detto che la convenienza per la cancelliera è zero.
Questa soluzione richiederebbe l’uniformità delle politiche fiscali tra i vari paesi europei, tale traguardo necessiterebbe di una modifica al Trattato e sopratutto ai poteri della Banca Centrale Europea.
La strada quindi sarebbe lunga e tortuosa seppur lo strumento garantirebbe non solo un importante passo avanti nella cooperazione dell’eurozona ma sopratutto un ancoraggio definitivo alla stabilità per economie troppo avvezze all’ indebitamento.
Quindi attenzione nel giudicare male la Germania che non prende in considerazione lo strumento passando per il cattivo del gruppo. Loro vogliono proteggersi e allontanarsi il più possibile dalle economie marcie. Questo strumento invece li legherebbe a doppio filo a  qualcuno di cui decisamente non si fidano.
Certo è che quando si è trattato di aiutarli a riunificare il Paese nei lontani anni ’80 nessuno si tirò indietro..lì però avevamo tutti da guadagnare. Oggi non so.


1 commento:

  1. Articolo chiaro, lineare e coinciso. Spiega in poche parole quello che tanti TG non riescono/vogliono spiegare.
    Complimenti...

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