venerdì 18 maggio 2012

In Francia si, qui no

Il neo Presidente francese rispetta il primo punto delle promesse elettorali: decurtare gli stipendi al governo.
Nel primo Consiglio dei Ministri guidato da Jan-Marc Ayrault si mette nero su bianco il - 30 % per ministri e segretari di Stato. Da 14.200 a 9.940 euro per i primi e da 13.490 a 9.943 euro per i secondi. A breve toccherà anche a Hollande e a Ayrault (da 21.300 a 14.910), appena verrà rivista la legge finanziaria che invece regola gli stipendi dei due.
L'opposizione, pronta con la polemica, replica che il nuovo esecutivo costerà di più ai contribuenti perché i ministri son duplucati e quindi questa sembra essere una buona mossa di marketing.
Se pur fosse la mossa è piacuta. Hollande dimostra di rispettare gli elettori e decide che i sacrifici cominciano dall' Eliseo. Anche se il totale in cassa non cambierà comunque ogni membro del governo costerà meno.
Il concetto alla base è l'esempio.
La Francia dovrà guadagnarsi una nuova fiducia in Germania e battersi per un cambio di rotta verso la crescita in Europa. Questa è la vera sfida. Intanto il Paese continua a risentire della crisi e della poca competitività dei prodotti made in France, quindi i sascrifici ci sono e ci saranno.
Allora si comincia per bene a fare economia e si parte da chi problemi in banca non ne ha.
Questo non cambierà le sorti del Paese, se i conti non tornarno continueranno a non tornare, però gli elettori hanno la sensazione che il Presidente promette e mantiene e che son finiti i tempi dei balli pomposi a Palazzo.
L'esempio è cruciale. E' fondamentale nei genitori verso i figli, negli insegnati verso gli studenti e ancor più nei politici nei confronti del popolo. L'esempio è lo strumento con cui si crea fiducia. La fiducia crea ottimismo e l'ottimismo è nemico del malcontento.
In Italia, dopo 20 anni di berlusconismo, il concetto di esemplarità delle azioni politiche si è dissipato fino a scomparire. E quindi nessuno si stupisce se una velina diventa ministro o se i nostri parlamentari tra stipendi base e indennità arrivano a 15.000 euro al mese.
Possibile che il nostro Parlamento non riesca a votare una legge che decurta a tutto il cucuzzaro almeno il 50% degli stipendi? Mario Monti ci ha provato a rinunciare alla sua indennità da Presidente del Consiglio, sperando che il messaggio passasse anche ai piani inferiori, e invece niente. Tutti in aula pronti al voto quando si tratta di dire No ad ogni decurtazione (o Si per finta: http://politicaesocieta.blogosfere.it/2012/01/stipendi-parlamentari-2012-taglio-di-1300-euro-lordi-al-mese-ma-ce-linganno.html).
Lo spread vola, l'economia è in recessione, il debito sale e le tasse si moltiplicano. Si stupiscono degli attacchi ad Equitalia e dell'ondata di suidici. Possibile che non si riesce a dare un esempio, un messaggio a questa Italia così insoddisfatta?
Inviterei a riflettere, a proposito di informazione, su come la notizia della mossa-Hollande sia in prima pagina sul Fatto Quotiano, è un trafiletto su Repubblica non accennando alla replica dell'opposizione e non compare sul Corriere della Sera.
Povera Italia e poveri italiani...

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