domenica 20 maggio 2012

Quel maledetto weekend

19-20 Maggio 2012. Queste son due date che ci ricorderemo.
L'Italia si sveglia alla luce di una strage ai danni di innocenti studenti e di un terremoto violentissimo che colpisce l'Emilia Romagna.

Due tragedie diverse, difficili da assimilare che però hanno in comune il lungo tempo che ci vorrà per ricostruire. Si tratterà da una parte di ricostruire la fiducia verso una società impazzita e dall'altra di ricostruire, oltre le macerie, un futuro per i comuni coinvolti.
L'augurio è che nessuno dei due episodi cada nell'oblio.

La paura che si palesa, all'indomani di questi episodi, è che il nostro sistema giudiziario non sarà in grado di punire in maniera esemplare i responsabili delle bombe a Brindisi. Tre ordigni posizionati volontariamente all'ingresso di una scuola, fatti esplodere per uccidere. Bisogna trovare chi è stato, capire perché e fare giustizia.
Fa rabbrividire l'idea che a 43 anni dalla strage di Piazza Fontana non sia stato dichiarato nessun colpevole. Gli episodi non sono assimilabili, i periodi storici tanto meno e il parallelismo sembra azzardato. Ma il vizio tutto italiano dell'incompiutezza di alcune cruciali indagini è purtroppo parte integrante della storia del nostro Paese. Bisogna ricordare, denunciare l'inammissibile epilogo di quell'episodio e cogliere questa tragica occasione per tornare a farlo.  Che i colpevoli paghino e che non vi sia nessuna omertà.
(per maggiori dettagli sulle indagini incompiute:
http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_piazza_Fontana)

Passando al secondo giorno nero di questo fine settimana, la denuncia doverosa è legata all'indegno status in cui versa l'Aquila a tre anni dal terremoto che ne ha segnato il destino. I paesi coinvolti in quel terribile sisma sono ancora sommersi dalle macerie. Famiglie intere non sono ancora sistemate nelle case che avrebbero dovuto risolvere, in un anno, il problema dello sfollamento. Gli esercizi commerciali del centro del capoluogo sono ancora chiusi perché il cuore dell'Aquila è ancora come ce lo ricordiamo dalle immagini di repertorio.
Eppure sono stati erogati fondi speciali e nominati fior fiore di esperti per gestirli. Che sia la burocrazia, la corruzione o l'inaffidabilità degli amministratori la situazione abruzzese è inaccettabile e abbiamo il dovere di ricordare.
Mi auguro che all'Emilia non tocchi lo stesso destino.
(per maggiori informazioni sullo status attuale dei comuni coinvolti dal sisma 2009:
http://cronacaeattualita.blogosfere.it/2012/04/laquila-terremoto-2009-reporters-ci-racconta-la-citta-tre-anni-dopo.html)

Il parallelismo non vuole aggravare con peso polemico la drammaticità delle due tragedie. Che il passato sia un monito. Auguriamoci che Brindisi e Modena, legate da questo doloroso weekend, diventino il simbolo della buona Italia, quella che sa reagire e che sa ricostruire.





3 commenti:

  1. La paura, e la fortuna di alcuni, è che il "polverone" alzato dal terremoto oscuri il mostro che è dietro l'attentato alla scuola.

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  2. Invocare pene esemplari, per ciò che esemplarità ha voluto e vuol dire nella storia del nostro paese, a partire dal medioevo ad oggi, significa sottostare a quei meccanismi triti e ritriti di controllo del nostro esistente e del tessusto sociale in cui viviamo.
    Mi spiego: il punto non è invocare una pena esemplare per chi ha commesso un fatto orribile come quello avvenuto a Brindisi, per poi farne sfoggio su tv e giornali, il che implica depauperare il ricco piatto che permette al giornalismo, dei rotocalchi e della televisione, di sopravvivere e compiacersi nel confezionamento dei cosiddetti "tormentoni", mascherati da desiderio di informare e conditi con l’arte di far sentire il lettore o il telespettatore investigatore e giudice.
    Inoltre, attribuiscono al reo, vero o presunto, un alone spettacolare che urta col riserbo che ogni evento delittuoso pretende, disturbando quella che dovrebbe essere una serena ed autorevole indagine o processo, magari ribaltandola ad arte in capriole conflittuali che vedono ruzzolare magistrati e legislatori.
    La questione è analizzare il contesto sociale in cui stiamo vivendo, essere onesti nel porci le domande
    e cercare di capire come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto: perchè la storia si ripete, perchè viviamo in un continuo sonno delle coscienze fino a quando non veniamo destati da qualche fatto orripilante che con maestria quasi cinematografica ci viene raccontato, e che improvvisamente ci rende paladini della giustizia.
    Parlo di giustizia processuale e giustizia sociale...
    Chi ha commesso un orrore del genere è figlio della nostra stessa società: non possiamo dimenticarlo, per arrivare a capirci qualcosa, se si vuole capire, se si vuole cambiare.
    La giustizia è l'ultimo strumento che in queste circostanze si invoca, e di cui inevitabilmente ci si lamenta, perchè la giustizia non puo' fare tutto da se' e non puo' essere la longa manus di una politica corrotta e "quando serve" giustizialista. Che,oltretutto, abusa e depaupera il ruolo dell'apparato giudiziario a propria discrezione. Si vive la grave malattia di un sistema, lo stesso che ci fa rabbia e sdegno.
    Personalmente chiedo di non avere paura, chiedo che la giustizia abbia il tempo di fare il suo corso, chiedo che gli autori di questa terribile strage vengano condannati e che non venga tutto insabbiato, come dicevi bene tu, da strane incompiutezze e troppo stretti legami tra poteri ed istituzioni formali e non.

    E anche se si voglia guardare alle piu' generiche metodologie di apprendimento: di solito si accettano "Esempi" da chi si reputa un punto di riferimento, corretto, etico...non mi sembra si stia parlando di soggetti istituzionali di questo tipo che possano impartire esempi, anche perchè allo stato dell'arte gli esempi dati risultano essere di tutt'altra natura.

    Per citare "Gli studenti italiani, “i più adatti a sentire il fresco profumo di libertà” (Paolo Borsellino), sono sempre in fibrillazione. Contro la Gelmini? Semplicemente? O cercano altro? Essi nutrono l’aspirazione a vedere la realtà con il più lucido rigore razionale, avvertono l’esigenza di una vita sociale libera dall’aggressività e dall’inganno, inseguono una giustizia su cui non pesi l’ombra di norme e procedure imposte dalla politica, aspirano a impossessarsi di un efficace “punteruolo” (Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia, 1941) per liberarsi dalla trappola del qualunquismo".

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  3. Grazie Leonor di questo importante commento. Condivido con te l'insofferenza verso una comunicazione giornalistica votata al sensazionalismo sempre e comunque, senza distinzione. Che sia un delitto, una strage, un terremoto o Ruby, la profondità con cui sono analizzati i fatti è identica.
    Tutto ciò che diventa estremamente mediatico poi si riflette solitamente in un percorso giudiziario altrettanto scandalistico e questo è inquietante. La giustizia da invocare è quella sociale sicuramente in questo dramma, perché ciò a cui porterà la verità ricostruita in tribunale potrebbe scostarsi davvero molto da ciò che io intendo per giustizia. Quindi l'appello all'anti-qualunquismo lo sostengo con te. Bisogna in primo luogo porsi domande sulla società, sul perché di questo gesto e sulle sue finalità.
    L'intento del mio parallelismo con un episodio totalmente differente era proprio quello di associare ad un evento che sta cavalcando la cresta dell'onda (per ovvie ragioni), una riflessione diversa-nuova-azzardata. Perché sono tutti molto bravi a raccontare ed infiocchettare, a dare spunti critici un pò meno..sarà che una società abbagliata dai flash è più facile da "educare"..

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