venerdì 30 novembre 2012

Welcome Palestine

138 Si - 9 No - 41 Astenuti

L'ONU riconosce la Palestina come Stato Osservatore

mercoledì 28 novembre 2012

Giù le mani dalla sanità

Le dichiarazioni di Monti all'inaugurazione del centro Ri.Med a Palermo hanno sganciato una pesante bomba.
La preoccupazione del premier è sulla sostenibilità del sistema sanitario pubblico nel medio/lungo periodo. "Trovare nuove forme di finanziamento" la chiave per far sopravvivere l'apparato.
Inutile nascondere che il messaggio che si cela dietro queste parole è inquietante.
Che la crisi e i tagli stiano gravando su tutti i servizi pubblici non è un mistero, che il carrozzone sanitario sia dispendioso e inefficiente anche.
Ma pensare che non sarà più possibile sostenere la sanità pubblica come la intendiamo noi e che il modello a cui si potrebbe auspicare è simile a quello americano, dove le strutture di eccellenza sono sovvenzionate solo da privati, non è accettabile.
La sanità non è in vendita, come non dovrebbero esserlo la scuola e l'acqua.
Non si può ipotizzare di investire tempo e denaro per salvare banche, derivati finanziari e stipendi dei parlamentari e non spendere ogni possibile energia per salvare ciò che è e deve rimanere pubblico.
Il sistema sanitario italiano è al collasso per i tagli indiscriminati a tutte le strutture. Bisogna migliorare l'efficienza e abolire gli sprechi ma questo non può essere la giustificazione per auspicare a un sistema privatizzato o semi tale.
Forse Monti non voleva spingersi tanto oltre approcciandosi all'argomento ma in ogni caso se si è lanciato il sasso un motivo ci sarà.
Se il governo tecnico per far quadrare i conti deve smantellare il concetto di welfare all'europea allora non va più bene.
No agli sprechi ma si ai servizi. Sopratutto a quei servizi che rendono l'uguaglianza un diritto sacrosanto. Non possiamo permettere malati di serie A e di serie B.  Se si deve ripensare al sistema sanitario bisogna puntare sulla meritocrazia e la riorganizzazione degli ospedali in maniera funzionale. Finanziare la ricerca e dimezzare le raccomandazioni. Sicuramente i finanziamenti privati alle ricerche, rimangono una risorsa importante ma non possono essere una soluzione estendibile all'intero sistema.
Che dietro queste dichiarazioni ci sia solo un campanello d'allarme o una vera strategia di privatizzazione per ora non è chiaro, staremo a vedere i prossimi passi.
Per ora l'appello è alla totale chiarezza sull'argomento da parte di tutte le forze politiche.
Che la campagna elettorale 2013 porti nuove strategie in merito e chissà magari meno disfattismo.
Abbiamo bisogno di fiducia e di garanzie, non tocchiamo la res publica.

lunedì 26 novembre 2012

Libertà è partecipazione

"Libertà è partecipazione", recitava qualche decennio fa un grande cantautore.


All'indomani del risutlato delle primarie del centrosinistra questa frase è uno spunto di riflessione.
Con i risultati che vedono Bersani in testa e Renzi all'inseguimento, si aprono anche tante chiacchiere.
Chi fa demagogia sul successo del giovane, chi già vede Bersani leader indiscusso alle prossime elezioni.
Poi c'è l'ala Vendola che deciderà a chi "regalare" i suoi voti al ballottaggio e Silvio che accoglie in pieno il motto "chi non risica non rosica" e si lancia in deliranti proposte di one man show.
Calderone di polemiche a parte, il dato è uno ed è importante: l'Italia è andata a votare.
L'affluenza di oltre 3 milioni è decisamente un successo.
Un successo non in maniera assoluta nei confronti del centrosinistra, ma in chiave relativa nei confronti di un' Italia scontenta e apolitica (come qualcuno ama definirla).
Non è vero.
Siamo delusi, siamo affaticati, manifestiamo e ci arrabbiamo ma in questo weekend si è dato prova del fatto che ci interessiamo.
In questo clima di insoddisfazione generale e di catastrofismo in più di 3 milioni abbiamo voluto dire la nostra. Il risultato poco importa e le interpretazioni ancora meno, gli italiani vogliono riprendersi un potere democratico che il governo tecnico ha offuscato; ça va sans dire che Monti ci ha salvato ma non basta più. Noi vogliamo partecipare.
Quindi la mia personalissima riflessione su queste primarie è un plauso indiscusso a chi si è recato ai gazebi, a chi ha fatto le interminabili file, a chi ha voluto esprimere un parere.
Se si ripartirà si ripartirà partecipando.
Che gli italiani si sveglino e costruiscano una reale alternativa al bagno di sange che stiamo vivendo.
Se questa alternativà sarà il PD, i grillini, le liste civiche o chissà chi altro staremo a vedere, l'importante è esserci.

Dedicato a tutti quelli che ci credono ancora che qualcosa cambierà:

venerdì 16 novembre 2012

Ci vuole il suo coraggio


Caro Silvio ci vuole il tuo coraggio per rilasciare queste dichiarazioni.
Lui è la maggior causa di tutto l'elenco dei disastri italiani attuali.

 

martedì 6 novembre 2012

Confusionando


Nel giorno in cui l’intero mondo guarda alle elezioni USA, aspettando una conferma o una smentita sul “vecchio” corso, a casa nostra continuano ad impazzare le polemiche.
Si tratta anche da noi di elezioni, di primarie per l’esattezza, di un partito che riesce ad essere tanto diviso e controverso tanto quanto i suoi candidati.

Bersani, Renzi, Vendola. Il vecchio, il nuovo e l’alternativo.
Tra i tre è in atto uno strano girotondo di polemiche su cosa faranno se e quando l’altro perderà, chi sarà ministro di chi, chi si alleerà con chi, chi pescherà da che cosa.
Uno offre esperienza, saggezza (bah) e qualche aggancio ai piani alti. Il nuovo offre gioventù, poca dimestichezza con giochetti di partito e presunta voglia di fare. L’alternativo fa l’alternativo e per ora gli basta così.
L’unica vera impressione che l’elettore disilluso di centro sinitra trae dal dibattito è la solita confusione. La piaga delle divisioni nella sinistra si percepisce fin dagli albori.
Questa non è l’America, dove le primarie sono all’ultimo sangue ma appena il candidato scelto diventa il leader, tutti si compattano con lui con l’unico obiettivo della vittoria alle elezioni.
Questo è il Paese dove ci si divide prima ancora di aver iniziato. Dove già, senza grandi sforzi, si può immaginare la vittoria di uno o dell’altro e l’immediato tradimento di chi dovrebbe sostenerlo.
Infatti Renzi ha gia sottolineato che se Bersani vincerà lui non metterà piede in Parlamento (almeno scongiureremo danni), Vendola ancora non ha capito dove buttarsi e Bersani pesca amici a destra e sinitra senza contare troppo sui suoi.
In questo quadro però, indipendentemente da di chi la spunterà, la domanda legittima è: saranno mai in grado di governare?
Tafferugli, sgambetti, alleanze, tradimenti questa è la storia del centro sinistra da circa un ventennio..
E quindi chi nel PD ci ha creduto, chi vedeva in un progetto liberal democratico il futuro del Paese, chi è pronfondamente riconoscente a ci ha consentito di entrare in Europa, oggi si trova a non fidarsi più né del partito né dei suoi candidati.
Troppi sbagli, troppi errori, troppe divisioni e quello che vediamo in questi giorni ce lo ricorda come un vecchio film.
L’augurio al trio non è tanto che vinca uno o l’altro ma che siano in grado di offrire una risposta UNICA alle esigenze del Paese, che siano in grado, guardando oltre il loro naso, di convincere che l’alternativa sono ancora loro ad un centro destra che affoga nella sua corruzione.
Se la fiducia è la chiave per uscire da questa crisi economica è con la stessa chiave che si uscirà dalla crisi politica.
Ma noi di chi ci fidiamo ancora?