giovedì 30 ottobre 2014

Un giorno da..aspirante speaker!

Umanità/Storie/Lentezza/Stanchezza/Speranze/Sorrisi, credete stia facendo terapia verbo- occupazionale?!No! Questi sono gli ingredienti della mia avventura nei meandri dei provini romani.

Sono riuscita ad intrufolarmi con disinvoltura ai casting per diventare la nuova voce per Radio Dimensione Suono Roma. Bene, devo dire che non ero partita con l’intenzione di scrivere questo pezzo ma ho deciso che dovevo mettere a disposizione questo spaccato di mondo.
Ore 9, fila interminabile al gelo, 120 persone in attesa di una porta che si apra. Tutto inizia 2 ore dopo l’appuntamento (come da manuale) e i  veterani del mondo dello spettacolo, in fila ad ibernarsi con me, mi raccontano che è normalissima amministrazione. Io nel frattempo mi aggrego al gruppo che invocava di essere assistito almeno con una tisana calda nell’attesa..ovviamente il caldo sollievo non è mai arrivato.

Distribuiti i cartoncini con i numeri l’attesa diventa non più una condizione momentanea ma una certezza per l’intera giornata. Alche mi guardo intorno e penso..sicuramente questi volti/corpi/anime hanno qualcosa da raccontare...quindi metto mano al mio taccuino e mi lancio in una campagna giornalistica improvvisata: Un giorno da..Provinante!

Immaginatemi letteralmente imbucarmi nelle conversazioni di un simpatico gruppo di aspiranti speakers e fare la domanda “vi va di raccontarmi la vostra storia”!? Incasso 3 si e partiamo!

Hermes Greco

27 anni, di Catania, capello scuro, faccia simpatica, voce interessante. Chiaramente è già parte dello show biz mi dico, appena con l’occhio sveglio si interessa alle mie domande. Ed in effetti avevo ragione.

Di lui mi dice subito che è il mondo dello spettacolo è la sua vita, nessun compromesso, nessuna voglia di rinunciarci perché è “difficile”. Lui fa cabaret, nasce intrattenitore ed è stato trascinato alla scuola di caberet di Zelig da vari casi della vita. Oggi si interessa di radio/teatro/tv, recita in duo con una sua collega e spera di far di tutto questo il suo lavoro.

E’ sveglio e scaltro, mi pare sia già sulla buona strada. Alla domanda “cosa ti aspetti da questo provino”, la risposta è poco e niente, un occasione per tentare, vedere, esplorare.

 Passo ovviamente alla domanda sul passato, mi racconta che ha fatto un anno di giuriprudenza, perché viene da genitori avvocati ma poi ha capito immediatamente non fosse la sua strada. Delle faccende di cuore mi dice che attualmente pensa alla carriera e se l’amore è un ostacolo, allora non se lo può permettere. Tutto perfettamente in linea con i profili più comuni di chi cerca fortuna nello spettacolo e talento sa di averne.

Rimango  colpita dalla determinazione e l’ironia, ordino un caffè e passo alla mia seconda preda.


Federica

22 anni, studentessa di Nettuno. Lei merita una piccola descrizione introduttiva: occhio bendato da una fascia bianca molto vistosa e occhiale a  ricoprire.

Lei ha un tono di voce squillante, l’aria svampita ma simpatica, un personaggio difficile da definire senza aver prove visive! Eccole:  


Non posso non essere incuriosita, mi lancio nelle domande.

Mi racconta che studia lingue, inglese e spagnolo, vorrebbe lavorare nel mondo della voce/comunincazione/fonetica insomma di tutto un po'.  Al provino ci è venuta per provare a vedere com’è e anche lei ha zero aspettative. L’occhio è bendato per una brutta ulcera e comunque non la preoccupa per la riuscita del provino.

Passiamo subito alle domande di cuore, era fidanzata, erasmus con uomo lasciato in patria, poi parte lui e la molla perché non può tollerare altre distanze. Insomma nulla di strano per chi di erasmus ne ha vissuti! Alla domanda “sei innamorata!?” incasso un bel si e allora l’intervista si conclude così, sull’amore più che sulla radio.

Ah..sul finale mi viene detto “Aspetta un attimo che vado a mettere le goccie”..irresistibile!La adoro!

Ludovica

Lei è più silenziosa, più misteriosa, ha 26 anni ed è siciliana.

Mi racconta che è appena scappata (letteralmente) da Milano. Un bel giorno si è svegliata e dopo aver passato 3 anni nella fredda capitale nordica a studiare pubbliche relazioni ed eventi  è fuggita da un lui e da una vita che non la soddisfava.

Si sente libera in questo momento, cerca la sua strada, dalla radio non si aspetta nulla ma è li per provare.  Mi dice che scrive anche lei un blog, dove racconta le sue storie, mi parla di una specie di strana condizione che la porta ad avere spesso attacchi di panico quindi li racconta, li condivide con la comunità. Trovo la cosa interessante ed intelligente, brava Ludovica!

Del cuore mi ha già detto tutto perché la fuga dopo sei anni di storia non ha bisogno di grandi approfondimenti.

Sorrido, lei mi piace, ha quel non so che. Chiaramente non c’entra nulla (come me) nel mondo dello show biz.

A quel punto si avvicina un altro ragazzo, incuriosito dal mio fare pseudo giornalistico e dal mio taccuino e io colgo la palla al balzo per un’altro racconto.


Carlo

28 anni, distinto, penso abbia qualcosa di diverso dagli altri e infatti non mi sbaglio:  è avvocato!

Cosa ci fa un avvocato ad un provino per diventare la voce di una radio!?!?

Lui ha studiato giurisprudenza, ha finito i suoi anni e fatto praticantato, nel frattempo ha fatto 10 anni di animazione nei villaggi turistici. Ha due anime una creativa, l’altra accademica. Decide di mollare la seconda. Si definisce eclettico e non fatto per l’avvocatura.

Mi racconta che ha scritto un libro “Tecniche e segreti dell’animazione turistica”, mi dice che ha ricevuto belle soddisfazioni per ora e che porta avanti la promozione con un occhio al futuro. La radio potrebbe essere una possibilità ma non esclude altro. Ha l’approccio comunque da business man, se entro due mesi non “svolta” cerca un lavoro che possa sostentarlo, perché no tornare nei villaggi da manager.

Single. Non per scelta dice ma nemmeno per costrizione, rapporto indefinito con le donne, se arriva la giusta si vedrà. Mi colpisce la sua naturalezza nel raccontarmi un percorso diverso dagli altri ma ben chiaro per lui. No ingessamenti dietro scrivanie, il titolo ce l’ho e me lo tengo ma voglio un altro destino mi dice l'avvocato.

Complimenti. Ci piace lo spirito!

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Dopo tanto parlare si fanno le 2, ancora fila,ancora attesa. Ma siamo matti??La mia ammirazione per chi intraprende le scalate in questi mondi sale alle stelle, è disumano! Ma perchè i produttori/registi/accalappiatori di talenti non usano dare appuntamenti come nel resto dei lavori!?!?!

 Ci afflosciamo sulle sedie su questi pensieri e veniamo accerchiati da altri, altre storie, altre vite.  Chi ha già fatto provino lo scorso anno, è passato tra i primi 12 e nn ha superato. Chi è attore, beneventano, canta e alla radio non ci ha mai pensato ma è li per provare. Chi fa il mago, accompagna la sua bella e crea un cuore origamando 10 Euro!

Finalmente arriva il mio turno, coinvolta dalle storie quasi mi ero dimenticata perché ero lì. Entro, leggo una cosa davanti ad esperti del settore, è tutto molto serio contro ongni mia aspettativa. Mi diverto a far finta di essere una speaker e incasso commenti positivi sul timbro della voce.  Vengo poi trascinata a fare un gioco social dove mi riprendono e devo improvvisare un giochetto, lo faccio, mi faccio due risate e vado.
Ecco il video per chi volesse farsi due risate, è una roba registrata al volo all'uscita del provino vero, abbiate pietà e likeate se vi va, tanto ormai la reputazione è andata!
Social Game 

Insomma tutto fatto, la giornata da provinante per eccellenza vissuta a tuttotondo. 

Un’esperienza a tratti mistica ma mi sono decisamente divertita. Il mondo è pieno di storie che non vengono raccontante, di mondi, di realtà. Bisogna prendersi il tempo per scoprirle tutte. 

Un grazie speciale ai miei compagni d' avventura.  Siete pazzi & BuonaFortuna!



martedì 14 ottobre 2014

Pillole di previdenza



Oggi la mia riflessione è dedicata ad altri numeri sconfortati giunti freschi freschi dal bilancio sociale dell’Inps.  

In Italia i nipoti non lavorano ma anche i nonni se la passano male. Oltre 2 milioni di persone hanno un reddito previdenziale inferiore a 500 euro mensili. Il  70% ha meno di 1500 euro al mese.

Questo vuol dire che la vita degli over 60 non è così semplice, quantomeno per chi non ha avuto la fortuna di andare in pensione anni fa e beneficiare di cifre record. 

Il peggio dei numeri deve ancora arrivare. Le aziende in crisi licenziano, mettono in “pausa” e ciò implica un esborso non indifferente per gli ammortizzatori sociali. Sommato ai contributi figurativi erogati, la spesa è di 23.591 milioni di euro per l’Inps.

Ma andiamo con ordine, cosa vuol dire tutto questo? 


Gli ammortizzatori sociali son quelle forme di aiuto che l’Inps finanzia per soccorrere lavoratori in difficoltà, stiamo parlando della classica Cassa Integrazione o l’Indennità di Disoccuapazione. Queste forme di “SOS” in un economia che è in crisi son cruciali per evitare il collasso, permettono a chi non lavora più o non lavora per un po', di continuare a percepire uno stipendio.


I contributi figurativi sono invece forme di compensazione dell’Inps che vengono erogate quando il lavoratore è impossibilitato a svolgere la normale attività lavorativa (malattia/maternità) quindi il datore di lavoro non paga assicurazione e contributi per quei giorni. Vengono quindi coperti da Inps.

Le cifre da capogiro di questi due dati spiegano perché le pensioni sono così basse, non ci son soldi nelle casse dell’Inps. I 23 milioni son coperti per il 38,3% dai contributi a carico di imprese e lavoratori e, per il 61,7%, dello Stato.

E’ facile rendersi conto che se aumentassero i lavoratori la proporzione si invertirebbe: più contributi,  più soldi cioé meno oneri per lo Stato. 
Questo vorrebbe dire maggiore margine di aumento delle pensioni e di tutti i servizi previdenziali e/o riduzione sulle casse (vuote) dello Stato del peso di questo ente.

Il paese è certamente in crisi e si lavora poco ma il problema è anche l'enorme buco nero di chi non dichiara.


Quindi mie cari Signori che sfruttate in nero i vostri lavoratori; miei cari lavoratori che non volete dichiarare ciò che guadagnate, sappiate che anche per colpa vostra i nsotri padri prenderanno una pensione da miseria e noi non la prenderemo proprio. A chi conviene?


per saperne di più: bilancio sociale INPS 2013

domenica 12 ottobre 2014

Giovani&Lavoro


No work land. 
E' questa l'idea che richiama il nostro Paese alla luce dell'allarmante dato sulla disoccupazione giovanile al 44%. Non si lavora nella bella Italia, ma soprattutto a non lavorare sono i giovani al di sotto dei 30 anni, la maggior parte dei quali laureati.
Si tratta di quella fascia di «capitale umano» fondamentale per la produttività e la ripresa economica. Il paniere é caratterizzato da menti fresche e remunerativamente poco onerose per le aziende. Eppure, dati alla mano, il mercato del lavoro italiano non assorbe le sue nuove leve.
Quindi i ragazzi senza lavoro scappano. Più sono qualificati e più sono corteggiati dai mercati stranieri, più hanno brillato in Italia più spariscono dal firmamento.
Come poter fermare questa giostra pericolosa? Certamente c'è bisogno di maggiore flessibilità nel mondo del lavoro, il sistema così com'è non funziona e non risponde al dramma della disoccupazione giovanile e della conseguente fuga. Renzi attualmente è in prima linea nella crociata della Riforma del Lavoro, eppure i temi di discussione per ora, sono e restano lontani da una possibile soluzione che riduca questo drammatico 44%. Non è l' Articolo 18 il punto, a mio parere, si comincia a remare nella direzione dei giovani solo se le aziende vengono incentivate nell'assumerli (pare ci stiano provando). Non con la concessione di apprendistati sottopagati, ma sgravando fiscalmente chi assume, incoraggiando a scegliere un «under 30» per una prospettiva di lungo termine. Nell'attesa che qualcosa accada dai palazzi del potere, bisogna aiutare a riformare anche culturalmente il concetto di lavoro. I ragazzi devono puntare sul «self business» esattamente come in USA.

Al MIT di Boston nessuno promette posti fissi ai futuri Steve Jobs, si insegna a costruire un'idea e a svilupparla con i mezzi messi a disposizione. Se da un lato le nostre università dovrebbero stimolare le idee, dall'altra il nostro Paese dovrebbe aiutare gli investimenti su queste nuove idee.
Facebook è quello che conosciamo oggi grazie ad una concessione di finanziamento di 500.000$ di un privato ad un gruppo di ragazzini, messo in contatto con loro dalla stessa università. La rete di contatti di questo tipo in Italia è praticamente inesistente. I nostri giovani studiano ma non innovano, pensano ma non possono agire. Chiedere un prestito è pressoché impossibile e ancora più difficile è avere aiuti pubblici per finanziare un nuovo progetto. Spingersi poi ad aprire una società e mettere a contratto i primi collaboratori è decisamente utopico, considerato l'ammontare di tasse da pagare anche se il fatturato rasenta lo zero nel primo anno.
Le start up sono la quinta essenza dell'innovazione produttiva di cui abbiamo bisogno, non solo possono ma devono rappresentare il futuro dei nostri giovani. Ma anche questo modo di fare business necessita di un aiuto che arrivi dall'alto.
Cosa ci aspetta allora? Se le cose non cambieranno in fretta la fuga resterà la soluzione più quotata e presto perderemo tutti i nostri migliori talenti. L'augurio è che questa Italia venga salvata, ed insieme a lei i sogni di una generazione che nel bel Paese vorrebbe restare invece che scappare.

martedì 7 ottobre 2014

Dream mood on

Negli anni 60 si sognava con la musica e i fiori tra i capelli, negli anni 90 con il britpop e i primi cellulari, e negli anni 2000?  
A parte l’avvento dell’Iphone e la free music su Spotify , c’è ben poco da sognare.

Il vecchio continente si lecca le ferite e cerca di tappare i buchi alla crisi economica più disastrosa degli ultimi 100 anni. Mario Draghi ha aperto tutti i rubinetti possibili ma l’Euro sembra non volerne sapere di risollevarsi.

La nostra piccola Italia, arrivata come fanalino di coda di questa turbolenza, arranca nel trovare una via d’uscita.
In questo marasma di dati negativi che misurano disoccupazione, PIL, deficit e malcontento mi sono chiesta: cosa può farci ancora sognare? 

Mi sono risposta le scontantissime cose che nessuna crisi ci può togliere: l’amore, la musica, la natura. Quindi il mio buongiorno di oggi è dedicato alle cose belle a prescindere dai castelli che si sgretolano intorno. 
Viviamo in un paese di corrotti ma abbiamo il mare/il cibo/il sole più belli del mondo. 

Non abbiamo prospettive di lavoro è vero,  ma abbiamo ancora un concetto di famiglia sano che il Nord Europa ha perso pian piano.

Se a 30 anni guadagniamo 1000 euro è tanto e in pensione non ci andremo mai.
Ma le difficoltà aumentano lo spirito d’inventiva, no!? Le migliori ricette son nate così, se è funzionato con il cibo può funzionare anche con il resto.

Quindi, in contro tendenza con tutta la cosmica negatività che ci arriva da giornali e TV, io vi auguro una buona giornata di Sogni, qualsiasi sogno riusciate a fare tra queste macerie.


 Lui sognava di vivere intothewild..e ci è riuscito.