giovedì 16 aprile 2015

India: non è solo questione di PIL

Ritorno dopo una settimana in una terra lontana, affascinante e piena di contrasti.
Ho macinato chilometri in campagne remote tra Mumbai e Solapur. Odori, sapori, cultura e colori; tanto colpisce dell'India dentro e fuori i clichés.
In questo turbinio di differenti scenari leggo la notizia in prima pagina che riportano tutti i giornali locali: la banca centrale indiana (Reserve Bank of India) ha annunciato che l'aspettativa di crescita del PIL per quest'anno è del 7.8%, rettificando le precedenti proiezioni del governo che prevedevano un 8.1% .
Tralasciando le spiegazioni sul motivo di questa flessione a cui l'articolo del TIMES of INDIA dava largamente spazio, mi son concentrata sui numeri.
Queste cifre nel vecchio continente sono un miraggio, un sogno. Da anni combattiamo con dei timidi 0.1% o addirittura delle cifre in negativo per la crescita dei PIL dell'Eurozona.
Che l'India sia protagonista di una crescita spropositata non è una novità, ma la mia riflessione riguarda dove sta andando tutta questa ricchezza?
Se da un lato all'ingresso dell'autostrada di Mumbai ci sono macchine lussiosissime, i  grattaceli spiccano e gli uomini d'affari hanno uno stile impeccabile dall'altro ci sono bambini che camminano scalzi sulle stesse strade con nulla addosso. E' l'ennesimo costante paradosso a cui queste emerging countries ci hanno abituato e dall'India non ho ricevuto una smentita.
C'è tanta, tantissima ricchezza concentrata nelle mani di pochi.
Sicuramente si sta diffondendo la scolarizzazione, ci sono bambini in divisa da scolaretti ovunque e tanto si sta facendo anche per le zone rurali dove ho visto lavori in corso in quasi tutte le strade, ma resta troppa la distanza tra chi ha solo oro addosso e chi invece cammina scalzo.
Nelle campagne di quella parte di India si vive ancora in capanne o baracche, ma almeno ci sono i prati e le coltivazioni di mango. A Mumbai invece le stesse capanne sono di latta, i prati sono di cemento e la povertà è più tangibile perché drammaticamente accostata alla ricchezza.
L'aeroporto è un gioiello super moderno, ma alzati in volo, ad un centimetro dal muro che separa la pista dalla città, ho visto estendersi una baraccopoli gigantesca, degna di una delle scene di The Millionaire.
Ho parlato con Presidi e Professori, con studenti e dottorandi, loro sono l'India che cresce, che si arricchisce, che adotta stili di vita occidentali e che guarda al futuro con splendido ottimismo. Ma son anche gli stessi che non hanno mai messo piede in una baraccopoli, che riconoscono di essere cittadini di serie A e che si impegnano con i rappresentanti locali affinché almeno sulla sanità il trattamento tra i ricchissimi e i poverissimi sia simile.
Non esiste un sistema sanitario nazionale, nessuno ha accesso alle cure gratuitamente se non per emergenza o bontà del medico. 
In questo scenario i numeri di un prodotto interno lordo che cresce all'impazzata non possono non cozzare con i numeri dei senza tetto che ho visto.
La mia impressione è che questo vent'ennio di enorme crescita abbia alimentato tanti settori dell'industria e della finanza ma abbia contribuito troppo poco alla crescita dello stile di vita di tutti.
Ho chiesto ai privilegiati dove finiscono i soldi solitamente e mi hanno parlato di tanta corruzione e pochissimi investimenti sul sociale, cosa che non mi stupisce visto anche noi italiani siamo specializzati nel nascondino del soldo pubblico. 
Però qui non si cammina scalzi tra le macerie di una discarica per cercare una Rupia da portare a casa, lì sì. 
Le prime pagine dei giornali però mostrano un India concentrata sul buisiness, sull' imprenditoria, sui numeri. Ci sono tantissimi articoli dedicati ai consigli per fare un ottimo investimento, a come diventare ricchi in pochi semplici passi e come dedicarsi a settori in crescita.
La sensazione è che una parte del Paese va dritta verso una direzione ben precisa trascinandosi dietro pochi eletti.
Detto questo i loro sorrisi e la loro splendida accoglienza non son misurabili in proiezioni economiche. La splendida cultura dell'ospitalità e del rispetto per chi viene da lontano a lavorare con loro è infitamente gratificante.

Invito tutti a visitare questo Paese pieno di meraviglie e a riflettere su quanto la nostra attuale crisi non è paragonabile a quello che si vive ogni giorno laggiù. I nostri numeri di crescita timidamente sopra lo 0 non sono minimamente tragici se letti alla luce di quello che noi abbiamo raggiunto e loro ancora no. Perché l'economia è fatta di numeri ma la vita della gente no.
Quindi armiamoci di sorrisi e buona volontà, siamo nati nella parte fortunata del mondo. 

Mumbai






2 commenti:

  1. I tuoi articoli sono sempre interessanti. Molto bella la frase finale.
    Mi fa pensare a persone che ritengono di essere migliori di chi è povero e invece sono solo più fortunate.
    Complimenti per questo articolo.

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    1. Ti ringrazio Francesco, mi fa davvero piacere. Si, il rapporto che abbiamo in Occidente con la povertà è bizzarro, questi viaggi servono ad alimentare altri punti di vista

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