lunedì 22 giugno 2015

Back on stage: tutto quello che c'è da sapere sui nuovi trend del music business

Come tutti i settori, anche quello musicale è in crisi.
Non solo si compra poca, pochissima musica ma lo streaming i dowloads hanno reso poco profittevole anche l'investimento sulle piattaforme digitali.
E' proprio per questo motivo che negli ultimi anni un nuovo trend ha caratterizzato l'industria musicale: il ritorno dei grandi concerti.
Quante volte ci è capitato di pensare "Ma ancora fa concerti quel vecchio rocker!?", beh la risposta è semplice: sono la "nuova" cassa delle case discografiche e di tutto il mondo del music business.
Dati alla mano, secondo il rapporto "Recording Industry in numbers " di ifpi,  solo nel 2013 il fatturato derivante dalle performance dal vivo è aumentato del 19% rispetto a un calo del 5% circa del fatturato proveniente dalla vendita di supporti fisici.
Il mercato è cambiato ma i live restano una risorsa ormai preziosissima.

L'infografica e un video per aiutare i nuovi arrivati nel business musicale: fate concerti!
Link al report: http://rin.ifpi.org/rin

Con la collaborazione di Riccardo Piazza e Stefano Licciardi.

mercoledì 10 giugno 2015

Startup: dove si fermano le possibilità in Italia?

Se pensiamo startup pensiamo USA, i ragazzotti di Google hanno iniziato in un garage, Zukerberg nei dormitori di Harvard e Jobs negli scantinati del MIT,  ma dove si sarebbero fermati se fossero stati in Italia?
Il meccanismo di successo e di produzione di richezza partendo da una startup è molto semplice, certo bisogna avere l'idea e sapere come realizzarala, ma assodato che l'idea ci sia dove sta la differenza tra averla negli USA e  in Italia? Eccola qui:




Se gli investitori italiani puntassero sui nostri brillanti giovani invece che sui "soliti noti" forse la nostra bandierina non scomparirebbe alla seconda riga.

lunedì 8 giugno 2015

Brexit: l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa. Ecco perché no in 3 punti

In questi giorni l'attenzione sulla Grecia e sull' ipotesi della sua uscita dall'Eurozona hanno offuscato un altro grande protagonista che sta cercando di sgattagliolare dall'unione.
Gli inglesi, che non sono mai entrati nell'Euro, sono però parte dell'Unione Europea a tutti gli effetti e dopo la vittoria di Cameron il centro del dibattito è la loro permanenza o meno nella "grande famiglia".
Il premier, confermato al secondo mandato, ha promesso ai suoi elettori una speciale attenzione alla questione Europa e da buon inglese cercherà di mantenerla. Molti elettori non sono favorevoli ai vincoli europei e alle "beghe" che il sud ha portato nel ricco Regno Unito e si discute per un referendum che il prossimo anno possa far decidere ai cittadini se essere dentro o fuori.
Ecco perché "Brexit" sarebbe svantaggioso per gli inglesi:

1: Secondo l'agenzia di rating Moody, gli effetti dell'uscita dall'UE sarebbero dannosi per l'economia britannica, soprattutto per gli accordi commerciali favorevoli di cui gode il Paese essendo parte dell'Unione. L'uscita senza una negoziazione di accordi paralleli sferzerebbe un duro colpo all'economia britannica. Come si vede dal grafico, il peggior scenario, quello di sinistra, porterebbe il costo dell'uscita a un -2.2% del PIL nel 2030. Anche nello scenario migliore, gli analisti prevedono una crescita timida del PIL. Queste valutazioni economiche sono al primo posto nell'agenda di Cameron.

2: Il Regno Unito è in ripresa economica ma la prospettiva di nuovi tagli per quadrare il bilancio mette in pericolo la crescita. Il pericolo è che lo shock derivante dall'uscita dall'UE potrebbe accentuare queste difficoltà di crescita. Il Regno Unito scambia con l'Europa una quantità sostanziale di beni e servizi, come si vede dal grafico Eurostat, lo scambio per il 2014 di beni tra i vari Paesi europei vede al primo posto la Germania e al secondo posto il Regno Unito.



3: L'addio creerebbe un precedente non trascurabile per l'equilibrio geopolitico Europeo. La presenza del Regno Unito garantisce all'Europa un dialogo d'eccezzione con l'alleato numero 1 degli inglesi: gli Stati Uniti. Inoltre con le difficoltà greche e la crescente spinta anti europea in molti Paesi il disordine è immaginabile.


Staremo a vedere Cameron cosa deciderà, vinceranno gli anti europeisti o i rapporti commerciali troppo forti con Francia e Germania?